Rocchi: "Nessun problema a comunicare, ma senza secondi fini. Tecnologia ok per fatti oggettivi"
Fonte: con la collaborazione di Maurizio Pizzoferrato
'Gli arbitri e la comunicazione con la stampa', questo il corso formativo per giornalisti che si è tenuto stamattina a Roma. A margine dell'incontro, uno degli arbitri presenti, Gianluca Rocchi, si è concesso alle domande dei giornalisti presenti:
Un giudizio sulla stagione arbitrale.
"Mancano ancora 2 giornate, ci sono stati buoni risultati e siamo soddisfatte ma c'è molto da fare"
Un giornalista che fa domande a un arbitro è uno scenario plausibile?
"Non vedo nessun problema, sono domande lecite e piacevoli. Il problema è il secondo fine di chi pone le domande".
Nel paese con la cultura del sospetto si pensa che l'arbitro abbia dei preconcetti.
"Questo mi dà molto fastidio, non essere creduto a prescindere non lo accetto. Ma nella stragrande maggioranza dei casi le nostre valutazioni sono accettate serenamente, meno quando sono sbagliate ma sempre comunque con serenità".
Esiste la sudditanza psicologica?
"Non c'è una spiegazione logica, ognuno quando scende in campo vuole arbitrare alla stessa maniera la squadra A e la squadra B".
La tecnologia vi può aiutare?
"Su cose oggettive sì, ma su quelle soggettive si farà fatica. Noi siamo 22 arbitri in serie A e per esempio non interprietiamo allo stesso modo un fallo di mano".
Che voto si dà?
"Io non riesco a darmi voti, me li date voi abbastanza, preferisco non darmelo".