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Sacchi: "In Italia non abbiamo un preciso stile di gioco che unisce tutte le squadre, ma ieri vittoria importante"

di Stefano Bertocchi

"Premessa necessaria: questi ragazzi hanno fatto pochi allenamenti, in queste condizioni il tecnico fa fatica a incidere. Inoltre in Italia, a differenza della Spagna, non abbiamo un preciso stile di gioco che unisce tutte le squadre. C’è chi fa pressing, chi non lo fa, chi gioca a quattro, chi a tre, chi fa contropiede e chi cerca il possesso. Dunque io mi ritengo soddisfatto della prestazione che gli azzurri hanno offerto. È vero che il pallone dovrebbe scorrere più veloce, è vero che certi meccanismi non sono perfettamente oliati, ma è altrettanto vero che non c’è il tempo materiale per provare determinate situazioni". È il pensiero espresso da Arrigo Sacchi a La Gazzetta dello Sport all'indomani della vittoria dell'Italia sulla Macedonia del Nord. 

Che cosa ha apprezzato in particolare?
"La vittoria, e poi alcune cose non mi sono dispiaciute".

Per esempio?
"Le prove di Chiesa e di Raspadori sono state molto positive. Chiesa è micidiale quando può sfruttare la velocità e ha la possibilità di calciare in porta. Ha un tiro molto preciso e pericoloso. E Raspadori, devo confessarlo, mi regala quasi sempre buone impressioni. È un ragazzo che conosce il gioco del calcio, è umile, ha voglia di imparare e dove non arriva con il fisico, perché non è un gigante, arriva con il cervello".

E adesso, lunedì, in Germania ci attende l’Ucraina. Come la vede?
"Sfida non facile. Nasconde molte insidie. Intanto perché loro non hanno giocato e dunque sono più riposati di noi. E poi perché la tensione è una nemica in più per gli azzurri. Bisogna cercare di isolare l’ambiente, fare in modo che i ragazzi di Spalletti non avvertano la pressione".


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