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Samaden: "Bardi un'intuizione di Ausilio, andò così. Moratti ci ha sempre spronato a lavorare tanto"

di Riccardo Gatto

Carrellata di ricordi, tutti del settore giovanile. Ospite di Inter Young su Inter Channel è Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile dell'Inter. 

Che ricordo ha della Next Generations Series?
"Una competizione straordinaria, bellissima. La finale e i rigori non li ho nemmeno visti, troppa tensione". 

E poi c'erano tante storie da raccontare, da Longo a Bessa, da Duncan a Bianchetti
"L'Ajax è una squadra di grandi valori, ma guardando i nomi di questi ragazzi e dove sono adesso fa piacere perché Longo, Bianchetti, Duncan, Livaja giocano tutti in A e secondo me pure Romanò, Bessa, Pecorini, Di Gennaro arriveranno in massima serie". 

L'Ajax come scuola è un punto d'arrivo per il settore giovanile. E' stato bello batterli?
"Sì, e ha aumentato l'autostima all'interno del gruppo che ha poi vinto il campionato con un allenatore diverso tra l'altro. L'asticella si è alzata, il presidente ha sottolineato che da quel momento c'era anche una scuola Inter importante". 

Però siamo poco mediatici...
"Il presidente ci ha sempre insegnato a parlare poco ma a lavorare tanto. E' meglio avere un progetto e non sbandierarlo che parlare senza sapere...". 

Poi è arrivato lo scudetto, contro una Lazio con giocatori importanti
"E' stata una gara difficile, la Lazio ha giocatori esperti e un allenatore di valore. Dopo aver vinto la semifinale col Milan in quel modo però ci ha reso praticamente perfetti e imbattibili, perché abbiamo vinto anche senza Bessa, Di Gennaro. L'autostima è cresciuta, c'era consapevolezza di essere forti. Quella partita mi dà sempre emozioni particolari, perché abbiamo vinto un derby in rimonta. E' stato davvero incredibile". 

Anche al Torneo di Viareggio si sono scritte storie importanti...
"Nel 2008 ero responsabile delle attività di base ma seguivo le partite e le ricordo perfettamente. In finale, dopo il pranzo pre-partita con Ausilio, Casiraghi, vedevo 12-13 ragazzi camminare: gli altri erano infortunati. Ma capimmo che neanche quello ci avrebbe fermato, Vincenzo Esposito fu straordinario nel suo lavoro con un gruppo che aveva qualche ciliegina come Balotelli e Caldirola". 

Nel 2011 c'era invece Fulvio Pea. E in porta Francesco Bardi...
"Farà parlare di sé. E' stato un'intuizione di Ausilio, arrivò dopo l'infortunio di Di Gennaro. E sin dal primo momento Francesco ha fatto la differenza, evidenziando il suo lavoro al Viareggio. Pea fece un grande lavoro, ricordo un escaletion di risultati e vittorie che ci portò a vincere una finale contro la Fiorentina e contro giocatori di talento incredibile". 

C'è stato pure il tempo di vincere un campionato con la Berretti...
"Era un'esperienza nuova per noi, perché comunque alcuni calciatori come Garritano, Mbaye contribuirono a vincere con la Primavera. In semifinale e in finale abbiamo dimostato però di essere superiori tecnicamente e anche di spirito, vincendo con grande qualità. Potevamo anche fare qualcosa in più in termini di fortuna e determinazione, perché dai '93 ai '96 abbiamo avuto veramente grandi squadre. Cercheremo di fare qualcosa in più, dando la squadra Allievi ad un singolo allenatore per due anni e creare un percorso". 

I giovanissimi hanno invece vinto due titoli belli da vedere e raccontare
"Abbiamo vinto 3 volte lo scudetto negli ultimi 5 anni. Questo testimonia il lavoro di scouting di Rusca e Giavardi. Abbiamo una squadra 1997 molto forte che ha dominato tutto, ci aspettavamo questo ma non era scontato. Coi 1998 è stata una vittoria inaspettata e bella, con grande merito di Benoit Cauet che ha avuto fiducia". 

Ci si confronta coi dirigenti delle altre squadre?
"Io devo tanto a Bruno Conti e Mino Favini che mi hanno permesso di crescere, ma anche con Comi e Benedetti del Torino c'è dialogo. C'è una sana rivalità sul campo, con l'obiettivo di crescere bene. Fuori dal campo abbiamo tutti il compito di contribuire alla crescita del calcio italiano". 


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