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San Siro stregato, Arioli: "Per l'Inter è insicurezza"

di Christian Liotta
Fonte: Calciomercato.com

Cosa succede a San Siro? Né Inter né Milan sono riuscite a espugnare il proprio campo in questa stagione, una situazione che sta assumendo dimensioni paradossali. Ma come mai questo blocco? Prova a spiegare Emanuele Arioli, consulente di psicologia dello sport: "Innanzitutto premetto che non c'è mai una sola causa di un problema, ma che ci sono varie componenti incastrate fra di loro. Inoltre, non conoscendo le dinamiche dei rispettivi spogliatoi, mi limito a fornire la mia impressione dall'esterno. Senza dubbio si tratta di un dato di fatto che colpisce. San Siro è uno stadio particolare, in grado di esaltarti quando le cose vanno bene e di abbatterti quando le cose vanno male. Lì ci sono sempre tante aspettative e, in situazioni un po' confuse come quella di quest'anno, c'è il rischio di aumentare la fragilità dei giocatori".

Inter e Milan hanno gli stessi problemi? "Sono simili, ma diversi. Più che sindrome da San Siro, io la definirei sindrome del cambiamento. Dopo due anni il Milan ha perso un accentratore di gioco come Ibrahimovic, quindi è normale che la squadra sia un po' spaesata e si senta fragile. Allegri non ha colpe, spetta alla società assumersi le responsabilità delle scelte fatte". Per l'Inter, invece, le cause sono diverse: "E' più un discorso di insicurezza. La squadra si sente forte, ma non riesce ancora a trovare i giusti equilibri. Stramaccioni è un bravo allenatore, ma essendo così giovane non ha l'esperienza necessaria a dare sicurezza alla squadra soprattutto nei momenti di difficoltà. L'Inter mi sembra una squadra disorientata, con delle ottime individualità ma priva di una strategia comune". Arioli individua anche la soluzione: "Dal punto di vista psicologico bisogna fare un passo indietro e ripartire dalle piccole cose semplici, come ad esempio il possesso palla che dà sicurezza alla squadra. Poi, una volta che si iniziano a vedere i primi risultati, va aumentato gradualmente il livello di difficoltà. In questo modo la squadra ha fiducia per continuare a lavorare, ritrova entusiasmo e autostima".


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