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Scaroni: "Per il nuovo San Siro ci hanno tarpato le ali. Viviamo nella dittatura delle minoranze"

di Christian Liotta
Fonte: Calcioefinanza.it

"Sul fatto che l’Italia abbia stadi obsoleti e non a livello europeo non c’è dubbio. Siamo così perché siamo un Paese in cui è difficilissimo realizzare opere, abbiamo una quantità di ostacoli incredibile. Che un Commissario risolva tutti i problemi non ne sono proprio sicuro, perché non vorrei che fosse un’azione un po’ velleitaria". Così Paolo Scaroni, presidente del Milan, esprime le sue perplessità sulla richiesta del Ministro per lo Sport Andrea Abodi di istituire la figura del Commissario per gli stadi. Intervenuto su GR Parlamento per 'La Politica nel Pallone', Scaroni ha aggiunto: "Commissario sì, ma deve essere sostenuto da un set di Leggi che gli consenta di superare tutti gli ostacoli, altrimenti questo Commissario non potrà dare un reale contributo. In Italia ’90 abbiamo investito per ampliare gli stadi esistenti, ma oggi servono stadi nuovi. Solo con le ristrutturazioni i problemi non si risolvono".

La discussione si sposta poi sulla spinosa vicenda San Siro: "La politica ha dei problemi perché non sempre manifesta volontà chiare, ma si scontra con tutta una serie di autorità che interferiscono con questa vicenda. Il nostro progetto è entrato in difficoltà perché la sovrintendenza ha dichiarato che il secondo anello è da preservare e non può essere abbattuto. In tutto questo poi viviamo in un mondo di dittatura delle minoranze: basta che 1.000 persone scendano in piazza e si blocca tutto. La politica dovrebbe capire qual è la cosa migliore per i cittadini nel medio-lungo termine. Poi ci sono i club, non tutti hanno i mezzi finanziari per intervenire con investimenti importanti negli stadi. Però c’è una volontà – soprattutto delle proprietà straniere – di investire nel calcio italiano e dobbiamo farlo se vogliamo mantenere una posizione di preminenza nel mondo. Siamo partiti entusiasti per un nuovo San Siro, perché non è possibile ristrutturare un impianto in cui si giocano così tante partite. Ci hanno tarpato le ali in tutti i modi e quindi siamo ricaduti nello schema per cui ogni grande club ha il suo stadio. Noi eravamo pronti a rinunciare a questo concetto di due case diverse, perché San Siro ha un fascino iconico che sarebbe stato bello preservare, ma dopo tanti anni di difficoltà abbiamo abbassato le braccia. Non abbiamo ancora chiuso la porta a San Siro però, perché sta al sindaco capire se si possa rovesciare questa situazione del vincolo. Lo stadio, del resto, non è dei club, ma del Comune di Milano". 


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