Scommesse online, l'avv. Peano: "La proposta della Figc è anacronistica e incoerente"
Fonte: Corriere dello Sport
Oggi il Corriere dello Sport ha ospitato l'opinione di Valerie Peano, consulente legale degli operatori di scommesse online
"In questo momento di emergenza ricorre sui media una proposta della FIGC nell’ambito del pacchetto “Salva Calcio”: convogliare alla Federazione una percentuale della raccolta delle scommesse in base al presunto “diritto d’autore” sulle partite, richiamandosi alla legislazione europea in materia e al sistema francese, che già richiede ai bookmaker il versamento dell’1% delle scommesse sportive su eventi nazionali. Eppure, la direttiva UE 2019/790 sul diritto d’autore e diritti connessi non prevede alcun riferimento al diritto d’autore in favore degli organizzatori delle competizioni sportive. Anzi, le Istituzioni europee hanno respinto una proposta di emendamento sostenuta dall’associazione di riferimento SROC pur volta a tutelare le organizzazioni da illecite riproduzioni audiovisive attraverso la Rete.
In Italia, la “Legge Melandri” del 2008 disciplina titolarità e commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi, prevedendo l’utilizzo delle immagini dell’evento per finalità promozionali e pubblicitarie, nonché per abbinamento a giochi e scommesse. Sono contitolari, in pari misura, l’organizzatore della competizione e l’organizzatore dell’evento, ossia la società sportiva. La norma non prevede alcun “diritto alla scommessa”, tale da giustificare una percentuale delle scommesse sportive a loro favore.
La proposta della FIGC risulta anzitutto anacronistica, non trovando corrispondenza nel quadro normativo nazionale ed europeo di riferimento. Né appare coerente con il modello di finanziamento dello sport, improntato a indipendenza ed equa distribuzione dello stesso. Negli ultimi decenni, il CONI ha ottenuto dai giochi parte del suo finanziamento, che ha consentito di sostenere gli sport di cui era coordinatore e soprattutto quelli minori, che diversamente non avrebbero avuto possibilità di sviluppo. Non da ultimo, metterebbe a repentaglio equilibri tra interessi pubblici e privati e diversi settori coinvolti, con un aggravio ingiustificato del comparto del gioco, già pesantemente danneggiato dall’assenza di eventi sportivi".