Sconcerti: "Adesso il calcio conta meno, non è il momento di giocare"
"Tutto va sempre contestualizzato, tutto è relativo: in questo momento il calcio conta meno, abbiamo altre preoccupazioni e lutti da smaltire". Comincia con queste parole la riflessione che Mario Sconcerti espone ai microfoni di TMW Radio: "La nazione deve prendersi un momento di rilassamento e convalescenza dalla malattia, dai 25mila morti che ha portato, non è il momento per giocare a calcio. Dopo aver fatto le cose necessarie, e quando il calcio smetterà di essere prepotente, pensando di comprarsi pianeti appositi per giocare, chiudersi in bolle per cui prende alberghi interi e la loro manodopera, la passione tornerà. Il calcio è un'altra religione, e non c'è bisogno di credere in qualcosa di vero, ma solamente di credere. Non è il momento né di giudicare né di giocare".
"Sono sempre più sorpreso dal comportamento delle televisioni e della gente - continua il giornalista -. Le tv pagano davvero con i soldi previsti uno spettacolo ormai difettoso e contraffatto, ampiamente usato? Neanche atleticamente e dal punto di vista dello spettacolo sarà lo stesso. Sarebbe come comprare per nuova una macchina usata: mi devi fare lo sconto. L'ho chiesto in tutte le salse a Sky e DAZN, ma nessuno mi ha mai risposto. Le società peraltro hanno già incassato i loro soldi, quindi non so come li restituirebbero. La gente, poi, è interessata davvero a questo tipo di calcio? Giocare ogni tre giorni con squadre che neanche sono attrezzate per farlo. Per i soldi si fa tutto, ma è un problema loro, non nostro. Io non credo al fallimento delle società, e che sia un problema di vita o di morte. Hanno bisogno di questi soldi per continuare a spartirseli".