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Seconde squadre, problema di strutture e carenze regolamentari. La riforma cambia le carte?

di Niccolò Anfosso

"Le seconde squadre, come sapete la prima era stata la Juventus e poi l’Atalanta, secondo me sono uno strumento indispensabile nella crescita dei giovani". La frase pronunciata dall'ad nerazzurro Beppe Marotta è stata fortemente indicativa. E in effetti i bianconeri sono costretti da qualche anno a giocare al Moccagatta di Alessandria, mentre l'Atalanta U23 gioca a Caravaggio. Differenti i profitti in questa stagione: se la Juve Next Gen sta facendo parecchia fatica, i nerazzurri, guidati da Modesto, anche oggi hanno vinto e occupano il quinto posto del girone A della terza serie.

Mancano le strutture per disputare la C e questo è un problema ormai atavico nell'universo del calcio italiano, ma non solo. C'è la carenza nel regolamento, dal momento che la squadra B non può retrocedere, dunque non farebbe, nel caso in cui retrocedesse, la Serie D. La riforma, tanto agognata dalle istituzioni calcistiche, in programma nella prossima primavera, potrebbe cambiare le carte in tavola cancellando riammissioni e ripescaggi. Ma la FIGC ha sempre dato il via libera alla creazione di nuove seconde squadre, ritenute un'opportunità fondamentale per la crescita dei giovani calciatori. Esperimento che non sempre funziona, registrando le regole degli under che rendono spesso la C un mercato di giovani, anziché laboratorio. Staremo comunque a vedere quel che il futuro riserverà su questa tematica.


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