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Sentenza Diarra, l'avv. Capello: "Non ci sarà rivoluzione. Il rischio vero ora è un altro"

di Christian Liotta

L'avvocato Pierfilippo Capello commenta per Sky Sport la sentenza pronunciata questa mattina dalla Corte di Giustizia Europea sulla causa tra Lassana Diarra e il Lokomotiv Mosca provando a delineare quelli che possono essere i riverberi sul sistema calcio: "I regolamenti FIFA hanno come principio contrattuale la stabilità contrattuale, in sintesi il rispetto dei contratti una volta firmati fino alla fine dell'accordo a meno che non ci sia una giusta causa che possa portare all'uscita dal contratto. L'articolo 17 prevede però che chiunque prenda un giocatore che ha risolto un accordo precedente per giusta causa rischia che un'eventuale sentenza che annulli la giusta causa condannando il giocatore a pagare un risarcimento, tale somma può essere chiesta o al giocatore stesso o alla squadra acquirente. L'Unione Europea fa di uno dei suoi pilastri l'assenza di barriere alla libera circolazione dei lavoratori, e la corte ha stabilito che questo articolo è contro i principi. La cosa sembra piccola, però diventano una costante i rilievi della Corte sulle regole FIFA che secondo loro sono troppo vaghe e non permettono ai giocatori di farsi un'idea precisa sui pro e i contro di una determinata scelta". 

Ma si può parlare di una Bosman-bis? "Oggi il giocatore che decide di risolvere unilateralmente un contratto può andare da qualunque altra squadra e ogni squadra è tranquilla perché i soldi casomai li pagherà il giocatore stesso. Non c'è più il rischio di trovarsi in gravi incertezze, quindi sempre più giocatori possono trovare la scusa per uscire da un contratto per andare in un club che gli offre soluzioni migliori. Soluzioni? In Spagna esiste l'obbligo di quella che viene chiamata clausola rescissoria, perché nel momento in cui il giocatore andasse via il club che vede partire un giocatore ha comunque un valore di riferimento. Credo si andrà gradualmente verso una valutazione precisa del valore del giocatore, per capire quali sono i rischi di fronte a queste situazioni. Non ci sarà rivoluzione, semmai un'evoluzione nella quale diventerà ancora più facile uscire da un contratto pluriennale: non sarà un 'liberi tutti'. Il rischio vero è che alla lunga non si vada ad attaccare i singoli articoli, ma si metta in discussione la ragion d'essere della struttura degli sport per come li conosciamo adesso. Sono campanelli d'allarme che portano a pensare che si andrà verso un vero intervento strutturale". 


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Sabato 5 ottobre