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Settanta anni di Sacchi: "Il calcio mi ha prosciugato. Ero interista, ne parlai con Moratti. Su Mourinho..."

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Gazzetta dello Sport

Arrigo Sacchi compie 70 anni e la Gazzetta dello Sport ha rivolto esattamente 70 domande all'ex allenatore di Parma, Milan, Italia e Atletico Madrid. Ecco qualche risposta.

Per chi faceva il tifo?
"Per l’Inter. Un giorno il presidente Moratti mi regalò una medaglia d’oro dei tempi di suo padre. Lo ringraziai e gli dissi: “Io ho allenato il Milan, ma non sono un pentito. Stia attento, i pentiti sono i peggiori”".

Lei è rimasto folgorato sulla via di Amsterdam. Quando ha scoperto il calcio olandese?
"Fine anni Sessanta. Dirigevo il calzaturificio di mio padre, ero in Olanda per lavoro. Fu allora che mi innamorai del calcio totale".

Che cosa la incantava?
"Il protagonista era la squadra, non il singolo. Vedere le partite dell’Ajax era come andare a un concerto. Musica armoniosa".

Prima il cervello e poi i piedi.
"Il calcio nasce dalla mente. Michelangelo diceva che i quadri si dipingono con il cervello, le mani sono soltanto strumenti. La stessa cosa vale per il calcio".

Perché non ha mai amato il calcio all’italiana?
"Perché a me piace essere protagonista e ho sempre voluto che le mie squadre avessero il controllo del gioco".

Il miglior allenatore di sempre?
"Quello che ha fatto stare bene la sua gente. Quando sono arrivato al Milan c’erano 30mila abbonati. L’anno dopo erano più di 60mila. Qualcosa ho fatto, no?".

Il miglior allenatore di oggi?
"Ancelotti, Guardiola e Mourinho. Carlo è un maestro nei rapporti. Pep è un professore sul campo. Mou è carismatico e ha metodi innovativi".

Se non fosse stato Sacchi chi avrebbe voluto essere?
"Mi dissero che, se fossi nato in Sudamerica, sarei andato in montagna a fare il rivoluzionario. Forse avevano ragione".

C’è un Sacchi in giro?
"Mi auguro di no. Non per me, ma per lui. Il calcio mi ha prosciugato".

A settant’anni ritiene di essere un uomo fortunato?
"Fortunato perché ho fatto il lavoro che mi piaceva e che mi ha permesso di vivere bene. Ma ho lavorato, io! E parecchio!".


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