Severgnini: "Scommesse, parlando con Mourinho..."
Fonte: Corriere della Sera
Dalle pagine de Il Corriere della Sera, Beppe Severgnini, noto sostenitore nerazzurro nonché penna spesso focalizzata sul calcio, spiega il suo punto di vista sulla vicenda scommesse: "Il professor Mario Monti, annusati i miasmi che salgono dal pallone, sogna di chiudere la rotonda baracca per due-tre anni. Castigo meritato, per carità. Ma non condurrebbe alla riabilitazione: semmai al lutto di metà della nazione e al giubilo dell’altra metà. Molti calciatori sono ragazzi con molti soldi e poca testa. O meglio, ce l’hanno, ma sono convinti che serva per colpire su calcio d’angolo. Non credo sia avvenuta una trasformazione genetica, e non esistano più i Mazzola e i Rivera, i Bicicli e i Lodetti (neppure i Baggio e i Bergomi). Pochi, ma ci sono ancora. Di solito vengono aiutati da una buona famiglia, un buon carattere e una buona moglie (come Zanetti, Cordoba, Del Piero e Costacurta). I problemi non sono questi giocatori; sono gli altri. I deboli, gli immaturi, gli arroganti, gli sciocchi e le teste matte. Alcuni, particolarmente dotati, riescono a riunire tutte queste caratteristiche: e prima o poi si ritrovano i carabinieri alla porta. Non è facile avere vent’anni con troppi soldi, e vivere circondati da pseudo-amici e giovani sirene in tanga.
Trenta presenze in serie A costituiscono un passaporto sociale: il medico, il commercialista e il ristoratore avranno occhi diversi. Sguardi e riguardi diventano un droga, alla quale diventa difficile rinunciare (ecco il motivo degli addii sempre rimandati, delle depressioni quando il ritiro arriva). Ho scritto di calcio per dieci anni (2000-2010): pochi per considerarmi competente, abbastanza da capire con chi abbiamo a che fare. Parlando con Mourinho, Prandelli e Zaccheroni – tre allenatori pensanti - ho capito quanto fossero consapevoli del loro ruolo di educatori, spesso alle prese con ragazzi immaturi. Ragazzi semplici, talvolta ragazzi deboli che nascondono dietro il machismo dei tacchetti la loro insicurezza. Mourinho mi disse d’aver appena espulso dall’allenamento un giovanotto: aveva mancato di rispetto a un collega più esperto. Lo raccontava senza entusiasmo, consapevole che non sarebbe servito a nulla (così è stato). Noi tifosi amiamo i calciatori. Sono i veicoli dei nostri sogni, gli strumenti per i ritorni d’infanzia: anche volendo, non possiamo aiutarli.
La Federazione ci prova, ma viene tentata dal piacere proibito della rimozione (finché un giudice ordinario non costringe a rincorrere). Solo le società hanno gli strumenti per educare i calciatori. Chiedano ai tesserati di sottoscrivere regole ferree e spieghino le conseguenze, per chi sgarra: stipendio trattenuto, rescissione del contratto, causa per danni. Grandi onori, grandi oneri: così funziona il mondo. Ogni professionista, quando firma un contratto, s’impegna a fornire una prestazione. Un giornalista finanziario non può giocare in borsa sui titoli di cui scrive; un chirurgo non si presenta ubriaco in ospedale; un pilota d’aereo non va al lavoro dopo una notte in bianco. Un calciatore che scommette, bazzica pregiudicati, tira tardi e butta giù di tutto non è solo stupido: è inadempiente. A proposito: è anni che non beccano più nessuno all’antidoping. O i controllati sono diventati tutti bravi, o i controllori sono impotenti. Voi che dite?".