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Shevchenko: "Spalletti è la garanzia dell'Inter. Derby? Per il Milan è già decisivo. Su Zanetti e il 2003..."

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Gazzetta dello Sport

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Andriy Shevchenko, attuale ct dell’Ucraina, non si esime dal parlare anche del prossimo derby.

Per evitare l’Italia basta vincere il girone, e quindi bisogna fare bottino pieno contro Kosovo e Croazia.
"Sarebbe perfetto se andassimo insieme in Russia, ma il cammino è ancora lungo per noi. La Croazia ha individualità eccezionali, e penso soprattutto a Modric, oltre ai vari Perisic, Mandzukic e Brozovic".

Che percentuale di qualificazione dà ai suoi ragazzi?
"Abbiamo concrete speranze, siamo in costante crescita e sapremo giocarci le carte giuste".

A chi si ispira Sheva allenatore?
"A tutti e a nessuno in particolare. Voglio essere Shevchenko e basta, vorrei essere riconosciuto per la serietà del mio lavoro. Amo comunque osservare e raccogliere le cose migliori di chi ha più esperienza di me. Lobanovski era per esempio la scienza applicata al calcio quando nessuno nemmeno immaginava certe metodologie. Ancelotti è perfetto nei rapporti umani, Capello è per me la stabilità a 360 gradi, mentre Mourinho è il manager per eccellenza. Ho imparato anche da Zaccheroni, che aveva idee nuove, diverse, e da esterno ho apprezzato parecchio Lippi, unico nel creare un gruppo organizzato, compatto e affamato".

Tuffiamoci in questo campionato: chi vince?
"La Juve è la più forte per struttura societaria, rosa ed esperienza. Subito dietro vedo il Napoli, che non smette di crescere".

L’Inter?
"Ha Spalletti, tecnico preparatissimo, meticoloso, non molla mai e ci mette il cuore nel suo lavoro. Sì, Spalletti è una garanzia per l’Inter, e i nerazzurri saranno lì fino in fondo".

Come finisce il derby?
"Non so, ma di sicuro è gia di fatto un primo dentro o fuori per il Milan".

Il derby del suo cuore?
"Il ritorno della semifinale di Champions nel 2003. In città c’era una tensione pazzesca, ma io avevo una grande qualità: quando entravo in campo intorno a me facevo mentalmente il vuoto, sparivano pubblico, bandiere e cori; avevo solo campo e avversari in testa e negli occhi".

Il simbolo dei suoi derby?
"Zanetti, l’avversario più duro, e poi Paolo Maldini che ancora oggi è il mio Capitano".


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