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Suarez amaro: "Ai nuovi imprenditori del calcio non interessa la storia, l'Inter dei Moratti era un'altra cosa"

di Christian Liotta

"La Liga è da un po’ che mi diverte molto più della Serie A. Quest’anno non ho ancora messo piede a San Siro. Faccio l’osservatore per il Barcellona, all’Inter probabilmente non serve uno che dia una mano e un consiglio, anche gratis...". Così, con una punta di amarezza, Luisito Suarez parla ai microfoni di Avvenire. L'ex stella della Grande Inter, per anni collaboratore del club nerazzurro sotto diverse vesti, esprime il proprio rammarico per la direzione intrapresa dalla nuova proprietà: "Se sanno chi sono? No che non lo sanno, a loro la storia mica interessa. Questi nuovi imprenditori, russi, indonesiani, americani, vengono in Italia illudendosi di fare business con il calcio. Per ora più che guadagnarci mi pare che hanno fatto perdere alle società italiane, e quindi anche ai tifosi, il senso di appartenenza. L’Inter dei Moratti era un’altra storia".

Ma Suarez si sente più amato in Spagna o in Italia? "Il ricordo più bello e ancora vivo resiste qui a Milano e nei tifosi interisti, perché trasformammo una squadra e una società normale nella più forte del mondo. A Barcellona ho vinto un Pallone d’oro, ma dopo di me è arrivato Lionel Messi che se ne è presi quattro". Nell'Inter di oggi, a detta dello spagnolo, "ci sono tanti buoni giocatori, ma manca un fuoriclasse, specie in mezzo al campo. Forse quel Yaya Touré del Manchester City avrebbe in parte colmato questo vuoto. Inter da scudetto? Roberto Mancini sta facendo bene, la Juve non è più imbattibile e il livello quest’anno si è un po’ abbassato, per cui c’è speranza un po’ per tante, Inter compresa". 

Una battuta finale sul parallelo tra José Mourinho e Helenio Herrera: "Sono due carismatici, due grandi motivatori, ma Herrera è stato un innovatore e Mourinho, nononostante il “triplete” vinto all’Inter, non lo è".


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