Trotta: "Inter e Milan via da San Siro? Non è una tragedia. Anzi, bene avere più stadi"
"Io non auspico minimamente che le due squadre lascino San Siro e credo ancora che almeno una delle due non lo farà. Ma se così fosse non sarebbe un dramma". A parlare così è Claudio Trotta, promoter musicale e fondatore della Barley Arts, che intervistato da La Repubblica-Milano spiega quale potrebbe essere l'eventuale destino del Meazza qualora Inter e Milan dovessero decidere di andare per la strada, e in uno stadio proprio: "Fino al 2030 c’è una convenzione con le squadre, per il dopo io ho sempre sostenuto, insieme al comitato, che la soluzione sia un bando internazionale al fine di trovare chi lo renda più moderno e lo ristrutturi. Siano i club o altri soggetti. Come si mantiene un gigante simile senza partite? Già con i concerti si arriva a buon punto. Poi c’è l’opera, c’è il rugby, il calcio femminile, ci sono altre discipline sportive così come tanti fronti sull’entertainment. Senza dimenticare che una forma di sostentamento importante per San Siro è l’affitto delle sale interne per convention e incontri. Io spero che le squadre restino, ma la gestione del Meazza è sostenibile anche senza il calcio. Poi, penso che serva una copertura per utilizzarlo 365 giorni l’anno, di quelle apribili come si vedono a Monaco, ad Amsterdam o a Copenaghen. E vanno sistemati alcuni servizi, trasformando l’intorno in un’area verde".
Milano, però, perde il grande calcio dei suoi due club, dicono in molti.
"Non è vero, a meno che non si abbia una cognizione molto ristretta di cosa sia Milano oggi. Io tutto questo terrore che le squadre escano dai confini non lo vedo. Le opzioni di cui si parla — Rozzano e San Donato — sono all’interno della Città Metropolitana. Milano è una metropoli, a meno che questo termine non sia solo un’etichetta posticcia. Ma questo è un altro discorso. Dispiace se se ne vanno, ma detto ciò non è una tragedia. Così come non è un male la presenza di più stadi funzionanti: Londra ne ha molti e senza problemi. Milano è più piccola, ma costruire più impianti non è certo un danno".