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Tutto Zanetti: Calciopoli, Ibra, il futuro, Messi-Inter e...

di Fabrizio Romano

Una notte tutta per lui, il capitano dei capitani. A Le Invasioni Barbariche, di fronte a Daria Bignardi, c'è Javier Zanetti, condottiero dell'Inter del triplete e uomo come pochi al mondo: la bandiera, per eccellenza. Oggi come lui non ce ne sono più, e l'argentino si presenta così: "In Champions non segnavo da 12 anni - le parole riprese da FcInterNews.it, che riporta tutta l'intervista - ho segnato apposta perché sapevo di venire qui... Contro il Tottenham? E' stata Pazza Inter. Ci siamo complicati un po' la vita, però è arrivata la vittoria. Benitez un pochettino ci ha sgridati, ma contavano i tre punti. I miei capelli? Può scompigliarli solo mia moglie e mia figlia... (ride, ndr). Me lo chiedono in tanti se ci metto gel o altro, ma sono così dalla nascita, scolpiti.

Mio padre? Diceva sempre di metterci gli attributi nelle sue cose. Lui faceva il muratore, io gli davo una mano all'inizio. Quando mi chiamò l'Inter non ci credevo, sognavo di giocarci e ho raggiunto tanti traguardi. Guardavo il campionato italiano in TV, e mi chiamarono i nerazzurri: andammo tutti in Italia, con tutta la famiglia. Mi è stato molto utile. I tanti cambi di allenatore? Non vincevamo, cercavamo soluzione momentanee. Le vittorie non arrivavano, e poi abbiamo saputo anche perché. Negli anni di Calciopoli abbiamo vissuto sofferenze enormi, sospettavamo qualcosa, ma non potevamo dire nulla. Avevo fiducia nella società, nei compagni e nel tecnico. Ho avuto tante offerte da squadre importanti, ma ho sempre detto: resto qui perché il nostro momento, il momento dell'Inter, arriverà. Questa società ha sempre lavorato per bene, accettando le sconfitte cercando sempre di crescere per vincere. E il lavoro ha pagato, sempre. Del Piero tiene gli scudetti revocati? I giocatori non c'entravano nulla.

Maradona non mi ha convocato? E' stata una grossa delusione, avevo fatto il massimo per esserci. Potevo dare una grande mano sicuramente, però è andata così. Sugli allenatori dell'Inter, ho rispettato sempre tutti e accettando le decisioni di tutti. Però Tardelli non ha mai avuto feeling con me. Mourinho? Grande persona, grande carattere, un uomo fantastico: trasmetteva il carattere e così dava alla squadra tutto quello che aveva, così che giocavamo come sapevamo. In Real-Milan ho visto solo un grande spettacolo, senza tifare". Poi, sulla moglie Paula: "Ci conosciamo dal 1992. Siamo stati separati per 3 anni quando arrivai in Italia, soffrivamo tantissimo. Però lei è una donna troppo importante per me, quando veniva da me stavamo benissimo, e quando andavo io in Argentina piangevamo tantissimo. Ma va bene così, ora siamo tutti felici".

"Balotelli? E’ stato difficile metterlo in riga. E’ un talento unico, magari di testa non c’era troppo. Ci abbiamo provato tutti, lui ascoltava ma prendeva un’altra squadra. Ora ha scelto di andare al City, è una sua decisione personale e non si può fare nulla. Ci cantavano sempre "non vincete mai". Sempre, su ogni campo. Però ci credevamo, noi, volevamo cambiare questa tendenza, credere nel lavoro e in una società seria, in un gruppo formatosi piano piano. Quando è arrivato Mancini è cambiato tutto, è arrivata Coppa Italia, poi scudetto, Supercoppa Italiana e da lì siamo arrivati fino alle vittorie di adesso. Noi siamo sempre stati una squadra molto criticata, succede sempre qualcosa all'Inter: magari non siamo protetti dai media, ormai siamo abituati. E' una nostra forza, unirci noi da soli contro tutti".

Si passa quindi a Zlatan Ibrahimovic: "Non potrei mai cambiare maglia. In Italia sono solo dell'Inter, perché ho rispetto per la società, per la famiglia Moratti, per i tifosi: dopo una vita con questa Inter, non potrei mai andare in giro. Zlatan ha detto che non vincevamo prima di lui? Ha ragione (ride, ndr). E' una sua scelta". Poi, risposte rapide: "Una tazza di the con Ibra o Del Piero? Del Piero. Fini, Berlusconi o Bersani? Nessuno. Se incontro Moggi? Lo saluto. "Quando stringo la mano a un milanista, me la lavo. Quando stringo una mano a uno juventino, mi conto le dita". Chi l'ha detto? Non lo so... ah, Peppino Prisco! Un grande. Bergomi non è rimasto? Gli vogliamo tutti molto bene, è accaduto così". Conclusione sul futuro: "Ho contratto per altri tre anni, mi sento benissimo ma arriverà il momento che il fisico dirà di no. Mi piacerebbe molto avere un ruolo importante con la mia Inter, in questa società, magari con i giovani. Rimarrei comunque in Italia, i miei figli vivono qui e tutti insieme in Italia stiamo molto bene. Maradona o Pelè? Secondo me Diego è meglio (sorride, ndr). E' il più grande di tutti. Anche di Messi... Lionel ha ancora tutto davanti, mi piacerebbe che facesse una grande carriera. Lui all'Inter? Mi piacerebbe tantissimo. Ferrara all'Under 21? Tantissimi auguri a lui, è un grande professionista. La Fundaciòn Pupi - conclude - è per i bambini di un quartiere molto povero, quello dove è nato Maradona. Meritano una grande mano, che gli stiamo dando".
 


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