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Un anno dall'Apocalisse azzurra, Tavecchio: "Ero senza forze dopo Italia-Svezia, mi sono dimesso nell'indifferenza"

di Mattia Zangari

A un anno di distanza dal pareggio a reti bianche di San Siro che condannò la Nazionale italiana a non partecipare ai Mondiali russi, Carlo Tavecchio, all'epoca presidente della Figc, ricorda gli esatti istanti dopo il triplice fischio di Antonio Mateu Lahoz: "Il giorno dell’Apocalisse - racconta a RMC Sport -. Quella sera sulla Rai si auspicavano il commissariamento della Federazione, andando a creare un grosso problema politico. Io a quell’epoca mi auspicavo delle dimissioni generali nel Consiglio Federale dopo un fatto così grave come la mancata qualificazione dell’Italia. Dimissioni che non sono arrivate, e allora pensai di dimettermi io. In generale mi auspicavo una stagione diversa da quella che poi si è verificata. I fatti concreti e pratici hanno dimostrato che a metà novembre sono partiti campionati non regolari: otto squadre ancora devono giocare una partita, una situazione mai verificatasi in centoventi anni. Si è creato un problema enorme, oggetto di contenzioso da parte delle società che sono state colpite da questi problemi".

Sul passo indietro compiuto in Federcalcio, Tavecchio aggiunge: "Se io avessi chiesto in Consiglio una votazione, sarebbe stato possibile un mantenimento della presidenza. Ma non partecipare al Mondiale mi ha tolta forze. Ho deciso di dimettermi, vista l’indifferenza di altri. Noi eravamo una Federazione che ha portato quattro squadre in Champions, almeno cento milioni in più di fatturato, abbiamo portato il Var, gli Europei Under 21 in Italia. Abbiamo creato una grossissima liquidità: era una federazione che non aveva problemi dal punto di vista strutturale. C’è stato solo il problema gravissimo della mancata partecipazione ai Mondiali che ha fatto dimenticare tutto quello che abbiamo fatto di buono.

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