VIDEO - Fabrizio Ferri ritrae l'Inter al Rockfeller Center: "Squadra simbolo. Facchetti ha nobilitato il calcio"
Fonte: Inter.it
Manifesto di internazionalità: nerazzurri sul tetto del Rockefeller Center. Uno sguardo sull'Inter - quello dell'artista Fabrizio Ferri -, uno sguardo sugli Stati Uniti - quello del club nerazzurro, che con questo Paese sta intrecciando legami sempre più profondi. Perché siamo 'Fratelli del mondo', da sempre. E una volta di più lo siamo oggi, insieme, in USA. Dalla partecipazione alla 'Guinness International Champions Cup', alla partnership con Brooks Brothers, passando per l'anima del calcio, i tifosi, che qui cominciano ad amarci sempre di più, attraverso gli Inter Club e non solo.
Fabrizio Ferri è un artista, eppure se si visita il suo sito, www.fabrizioferri.com, campeggia la parola 'fotografia', qualcosa che tutti sentiamo alla nostra portata, un termine semplice, che lui ha saputo rendere un'arte in quarant'anni di lavoro.
É nato a Roma nel 1952, dal '91 ha suddiviso tempi e spazi con New York, e qui, sul roof del Rockefeller Center, al Top of The Rock, ha ritratto l'Inter.
Ferri e l'Inter, due storie di internazionalità che rimangono profondamente legate all'Italia. Anche lui ha un palmares illustre, che per un fotografo si chiama portfolio, in cui raccoglie ritratti e campagne portati avanti con l'esperienza e la sensibilità di chi ha assorbito l'energia di New York, 'un osservatorio straordinario per amare l'Italia', racconta nell'intervista rilasciata a inter.it
Fabrizio Ferri, lei è del 1952, romano, di una generazione che ha visto anche la Grande Inter degli anni Sessanta. Cosa ricorda?
'Io non sono tifoso di nessuna squadra, ma sono da sempre affascinato dal gol. Lo trovo un gesto incredibile, e a me è sempre piaciuto Giacinto Facchetti. Aveva tutto, giocava da difensore ma segnava, era ovunque in campo e poi aveva eleganza. Nei gesti, nelle espressioni, nel fisico. Giacinto Facchetti ha nobilitato il calcio'.
É la prima volta di Ferri che scatta con davanti una squadra.
'E' la prima volta che affronto il mondo del calcio, da fotografo, e una squadra. Fra ritrarre un singolo e un gruppo, c'è una sola differenza e sta nella distanza fra te e i soggetti. Questo richiede, da parte mia, una dose di energia inconsueta, senz'altro maggiore, perché devo avere tutti concentrati. È il momento in cui, se hai carisma, devi tirarlo fuori. Ci vuole determinazione e gentilezza'.
Lei vive a New York e ama l'Italia, l'Inter ha l'anima internazionale, ma gioca in Italia. Sembrano storie parallele.
'Lo sono, sicuramente sì. Io ho sempre avuto la sensazione che New York sia uno straordinario osservatorio per amare l'Italia, da fuori capisci cosa ci sia da salvare e vedere questa squadra simbolo a New York mi dà l'idea di qualcosa che può portare energia in più sia al calcio che all'Italia'.
C'è un messaggio in questa immagine?
'Dal Top of The Rock si vede la più bella skyline di New York. Li ho riuniti lì per avere il senso di un'immagine simbolica, quasi un manifesto'.
Lei ha fatto campagne grandiose, ritratto la bellezza. In tutta franchezza, l'Inter in questo percorso cosa c'entra?
'C'entra e molto, per due motivi. Il primo riguarda il mio essere fotografo, ho sempre fatto dell'autenticità il mio stile. Io metto molto poco di me e molto, invece, del soggetto che fotografo. La verità è qualcosa che sento nell'Inter e nel calcio, lo sport ha un valore di autenticità, quando si fischia l'inizio di una partita, il gioco o c'è o non c'è. Il secondo riguarda la squadra. Io ho la coscienza esatta di quando sono diventato un fotografo con un'immagine riconoscibile: è stato nell'82, quando ho capito il valore della mia squadra e il fatto di esserne il catalizzatore. Lì, io ho trovato il senso del mio lavoro'.
Senta, c'è il momento dello scatto 'giusto'?
'L'attimo esiste solo nel cuore del fotografo. L'attimo è davanti all'obiettivo, c'è un momento in cui chi hai di fronte comunica, è un attimo di emozione e allora scatti con un solo scopo, condividere l'emozione di quel momento con tutti. Sta nel vedere, nel sentire. Sa una cosa? Io scatto pochissimo, lavoro con uno, due scatti'.