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Zanetti e gli allenatori: "Mazzarri mi ricorda Cuper. Mou un vincente, Lippi a Reggio mi ha infastidito"

di Christian Liotta

Diciotto anni di carriera, e tanti allenatori visti transitare sulla panchina dell'Inter. Javier Zanetti ne parla a cuore aperto nella sua autobiografia 'Giocare da uomo', e anche nella lunga intervista rilasciata al Tg1. Bei ricordi per alcuni, ma anche parole dure per altri. Zanetti ad esempio non nasconde che quella sfuriata di Marcello Lippi al termine della gara persa a Reggio Calabria nell'ottobre del 2000, quando invitò il presidente a prendere i giocatori a calci, non la prese per nulla bene: "Mi ha dato fastidio. Credo che non sia un comportamento giusto nei confronti di un gruppo. Si possono fare tutti gli errori, ma ci sono altri modi per far capire che non era la strada giusta. A lui fu dato tutto per lavorare al meglio e avere una grande squadra, ma purtroppo non è andata così. Non fu solo colpa sua, comunque".

Zanetti scrive nel libro che Marco Tardelli è stato il peggiore allenatore avuto: "No, il peggiore non so. Di certo è stato quello con cui non legai". Belle parole invece per Hector Cuper: "Mi è dispiaciuto tantissimo come è finito il suo legame con l'Inter. Era una persona molto seria e capace nel suo lavoro, ha pagato il 5 maggio. Devo dire che Walter Mazzarri mi ricorda proprio lui, per la dedizione al lavoro e per come vive le partite. Cura molto i particolari, credo che sia un allenatore che ti fa lavorare tanto ma poi alla domenica vedi i risultati". Meriti a Roberto Mancini "per avere iniziato il nostro ciclo vincente, un tecnico che ha lavorato benissimo", fino a José Mourinho: "Lui è un allenatore e un uomo di grande personalità, vincente, che cura tutti i dettagli. Con noi ha fatto due anni che rimarranno nel cuore di tutti gli interisti. Un aneddoto? Quando a Kiev perdevamo 1-0 all'intervallo ed eravamo praticamente fuori dalla Champions 2010, lui nello spogliatoio ci disse che avremmo dovuto rischiare il tutto per tutto, e tolse due difensori per due attaccanti e avevamo vinto. Ma lo disse con una convinzione che quando entrammo in campo sapevamo già che poteva accadere". 


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