La magica Bombonera: la cancha che fu di Samuel, Palacio e Diego
Vi racconto un tempio del calcio. Si, uno di quei luoghi dove il futbol ha visto una delle sue massime espressioni di sempre: quel Diego, di cui basta dire solo il nome per capire. Ma è stato anche lo stadio dei nostri Walter Samuel e Rodrigo Palacio. Eh, già: signore e signori, ecco a voi la Bombonera. La “cancha” per eccellenza del calcio argentino, il luogo mito del calcio. Eccovi lo stadio del Club Atletico Boca Juniors.
Basti pensare che quando si gioca il Superclasico, ovvero Boca Juniors-River Plate, la partita viene inserita nei pacchetti turistici offerti dalle agenzie argentine. E’ uno stadio chiamato così perché i suoi architetti quando lo costruirono ricevettero delle scatole di cioccolatini che avevano la forma a “D” e subito lo chiamarono così la Bombonera, da una scatola di bombones, ovvero di cioccolatini. Inaugurato nel lontano 1940, ha una struttura tremendamente antica, ma altrettanto tremendamente affascinante. Quando chiesi a quelli del Boca (che ringrazio per la cortesia e disponibilità) di poterlo visitare all’interno, mi fecero accompagnare da una guida, che prima mi fece passare dal museo, posto al suo interno; e poi attraverso i corridoi, prima negli spogliatoi e poi sul prato.
Una collezione di maglie mi passò davanti agli occhi e ricordo che questa fu proprio la prima camiseta che mi regalò un mio cugino, venuto da Buenos Aires. Andai al centro del campo, osservando i muri de las plateas (tribune, ndr) e las populares (le curve, ndr) e i palchi, rifatti quando presidente era l’attuale sindaco di Buenos Aires, quel Mauricio Macrì figlio di un emigrato calabrese della provincia di Reggio Calabria. Una serie di tribune una sopra l’altra, un ammasso di gradoni che tremano, sussultano quando gioca il Boca. E non è fantasia. Un giorno di alcuni anni fa, ero passato da casa di un amico, un emigrato italiano, sarto in Buenos Aires, che viveva nella calle Aristobulo del Valle a circa un chilometro in linea d’aria dal campo. Ebbene, ad un certo punto accadde che il suo appartamento, al settimo piano dell’edificio, incominciò a tremare. Dissi: "Oh, Aldo, il terremoto?" Mi rispose con un sorriso: "Macché terremoto, avrà segnato il Boca!".
Era proprio così, le urla arrivavano fino a noi, ed anche il sussulto di tremore del terreno. La Bombonera si era incendiata di passione. Da qui il detto “la Bombonera tiembla”. Trema sotto le gesta de los jugadores in giallo e blu. A proposito, sapete perché i colori del Boca sono giallo e blu? E’ presto detto: il Boca è notoriamente il club de “los xeneizes” ovvero dei genovesi, visto che i suoi fondatori furono proprio i genovesi che vivevano già allora nel quartiere della Boca, vicino al Riachuelo, dove avevano le proprie barche; non mettendosi d’accordo su che colore dare alle maglie, decidettero di aspettare la prima barca che fosse arrivata al porto il giorno dopo. Accadde che arrivò il mattino dopo una barca battente bandiera svedese. Da qui i colori che oggi sono l’emblema del Boca.
Lo stadio si trova nella Calle Brandsen ed è dedicato ad uno dei presidenti del Boca, un santafesino di nome appunto Alberto Jacinto Armando. Ogni tanto mi capita di andare a vedere il Boca, comodamente seduto in uno di quei palchi centrali, e spesso quando era qui, vedevo il Pibe de oro, sbracciarsi per il suo Boca. Il Pibe? Maradona, ovviamente. Colui che fatto esplodere lo stadio centinaia di volte, colui che ha lasciato il segno più profondo sull’erba verdissima del terreno. Uscendo dallo stadio dipinto di giallo blu, si nota uno splendido murales del pittore Perès Celis che riproduce scene di vita di vecchi personaggi del quartiere, quindi anche dei commercianti e pescatori genovesi. Insomma un’anima italiana vive in questo magico stadio.
Non è difficile immaginare cosa vuol dire assistere ad una partita in questo stadio; beh, di romantico c’è poco, però c’è il fascino di un’atmosfera che si respira di confusione, di caos, di passione, di una hinchada pasionaria. La storia ha riservato a questo stadio delle pagine importanti, pagine riempite di goal, di gesti tecnici elevati, tramandati ai posteri dal mito che attorno a questa struttura si è creato. Chi si aspetta uno stadio moderno, resterà deluso, perché la Bombonera è soffocata dalla sua stessa polvere, dalla polvere delle sue strutture fatiscenti. Ma anche la polvere della sua storia affascinante. Se capitate a Buenos Aires, non perdetevi questa occasione, quella di una visita a questo stadio, anzi a la cancha. Però attenti perché spesso :”la Bombonera tiembla”. E quando la Bombonera trema, la senti da lontano.