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Ancelotti: "Finita l'epoca degli integralismi, Mourinho il più grande tra noi. Juve? Non so nulla"

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Corriere dello Sport

"Tempo fa lessi un’intervista a Viggo Mortensen: “La cosa migliore per un attore - disse - è essere flessibile, perché ogni regista è diverso e ogni ruolo è diverso”. Trovo che sia perfettamente adattabile a chi fa calcio. È finita l’epoca degli integralismi. Nei novanta io posso difendere a 3, passare al 4-4-2, al 4-5-1. L’avversario e l’andamento della partita non si possono trascurare". Lo dice Carlo Ancelotti nell'intervista concessa al Corriere dello Sport.  

Non mi sembra un gran Mondiale. Sono convinto che di Qatar 2022 resterà poco o nulla.  
"Qualche individualità si è distinta, tutta gente conosciuta: Mbappé, Richarlison, Vinicius, Bellingham, Julian Alvarez, Guido Rodriguez e Bounou, il portiere del Marocco che l’anno scorso a Siviglia ha fatto benissimo".  
 
Il tikitaka 3.0 ha mostrato limiti imbarazzanti: contro il Marocco la Spagna ha fatto un numero impressionante di passaggi, mille e cinquanta, e pochissime conclusioni. 
"Io non mi vergogno di abbassarmi e ripartire, pur disponendo di giocatori di notevole qualità. Con gente come Vinicius e Mbappé, poi, se una volta rubata palla non cerchi la verticalizzazione sei un delinquente".
 
Difesa e contropiede non sono il passato? 
"Sono attualissimi. Contano le interpretazioni, gli adattamenti, i tempi di esecuzione. Come ha detto il più grande di tutti noi, Mourinho: ho vinto tante partite in questo modo". 
 
Sul caso Juve?
"Non so nulla, non ho letto". 


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