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Ancelotti: "L’idea della Superlega nasce dall’esigenza di un cambiamento"

di Stefano Bertocchi
"Il calcio deve cambiare e deve farlo in fretta. Per prima cosa bisogna ridurre il numero delle partite, si gioca troppo e male, la qualità dello spettacolo è precipitata, i giocatori non ne possono più, alcuni rifiutano la convocazione in nazionale. Stanchezza fisica e mentale, uno sproposito di infortuni, partite che finiscono 10 a 0, è ora di dire basta". A lanciare l'allarme è Carlo Ancelotti, tecnico del Real Madrid intervistato dal Corriere dello Sport anche in ottica Superlega.

Eppure la Fifa si inventa il Mondiale ogni due anni per provocare la Uefa e alimentare un dibattito intollerabile.  
"Meno partite, lo ripeto, e due finestre per l’attività delle nazionali. Tempo fa ne ho parlato con Wenger. Sono sicuro che i giocatori sarebbero disposti a abbassarsi lo stipendio, se passasse la riduzione del calendario. Gli allenatori farebbero lo stesso. Oggi non siamo più in grado di lavorare e di incidere. Il calcio, così, non sta in piedi".

La pensi come Sarri.  
"È lui che la pensa come me". Sorride. "L’idea della Superlega nasce proprio dall’esigenza di un cambiamento sostanziale".
L’Italia campione d’Europa rischia di non andare in Qatar. Non lo trovi paradossale?  
"A luglio la Nazionale fece un miracolo. E andrebbe ancora ringraziata. A livello individuale l’Italia è inferiore a Spagna, Francia, Germania, Inghilterra, Belgio. In estate trovò le motivazioni e le condizioni atletiche e mentali giuste, Mancini preparò benissimo le partite e ottenne un risultato eccezionale".

Tutto giusto. Ma il nostro futuro passa attraverso Macedonia del Nord, Portogallo e Ronaldo.  
"Sorteggio complicato, ma ce la facciamo".
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