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Assoagenti, l'avv. Rigitano: "Calciatori consapevoli di dover fare sacrifici, ma il comunicato della Lega lascia il tempo che trova"

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Corriere dello Sport

Raffaele Rigitano è l'avvocato consulente legale dell’Assoagenti. Intervistato dal Corriere dello Sport, ha parlato della diatriba tra calciatori e Lega per quanto riguarda il taglio degli stipendi: "I calciatori sono consapevoli che, come tutti gli italiani, dovranno fare dei sacrifici economici e per questo la categoria non si tira indietro. È altresì utile sottolineare come, qualora la stagione sportiva fosse definitivamente conclusa, i calciatori, nel cui stipendio beneficiano anche di voci legate alle prestazioni e agli obiettivi sportivi, perderebbero le parti variabili, non di poco conto, previste nel contratto - ha spiegato -. L’autorevole e significativo intervento del prof. Treu ha dato molti spunti di riflessione, gran parte dei quali condivisibili. Il professore ha ricordato la situazione di emergenza in cui vive il mondo intero e nello specifico il sistema calcio ma ha invocato anche il buonsenso nei rapporti tra club e calciatori. Soprattutto l’ex ministro ha ricordato a tutti noi come i calciatori siano lavoratori subordinati. Quali lavoratori subordinati tutti i calciatori, si ribadisce, nel rispetto dei contratti sottoscritti e degli accordi collettivi, hanno espletato la propria prestazione, senza alcun dubbio, nello scorso mese di marzo, ricordiamo che l’ultima giornata del campionato si è giocata l’8 mentre l’Atalanta ha giocato in Champions l’11. Inoltre nei rimanenti giorni gli atleti sono stati invitati da gran parte dei club a non allontanarsi dalle abitazioni ed eseguire gli allenamenti ordinati dai preparatori atletici ovvero allenatori. Qualora si dovesse riprendere a giocare i calciatori potrebbero concludere i propri impegni anche nel mese di luglio, per cui avrebbero diritto agli emolumenti di cui all’intero contratto".
 
Con il DPCM di fine marzo si è vietato anche agli atleti professionisti di allenarsi. 
"Nel provvedimento si è indicato in maniera specifica l’attività degli atleti professionisti proprio perché, fino alla emanazione dello stesso DPCM i calciatori si sono continuati ad allenare anche se, per motivi di ordine sanitario, non necessariamente presso i centri sportivi dei club. Il decreto non ha impedito ad alcuni club di continuare a monitorare gli allenamenti quotidiani dei propri calciatori, consentendo agli atleti di espletare la prestazione". 
 
Da più parti si è evidenziato come l’emergenza abbia introdotto una impossibilità sopravvenuta che giustificherebbe il mancato pagamento degli stipendi. 
«In Italia non abbiamo, in particolare in ambito calcistico, un riferimento legislativo ovvero un accordo collettivo che giustifichi il mancato pagamento in situazioni di emergenza. Invocare la normativa civilistica significa coniugarla con provvedimenti giudiziali consequenziali all’introduzione di vari contenziosi. Non dimentichiamo che ogni provvedimento tra datore di lavoro, club, e lavoratore subordinato, calciatore, è individuale pertanto si potrebbero introdurre tanti contenziosi tra i club ed i calciatori. La situazione che si è venuta a creare è tale che potrebbe sollecitare la giurisprudenza, anche di settore, a pronunciarsi su altri aspetti ad oggi impensabili che potrebbero incidere, per esempio, sulla risolvibilità contrattualistica tra le parti alla luce di uno spropositato provvedimento unilaterale a carico dei calciatori. Ad oggi sembra impensabile ma non dimentichiamo la diffidenza che ebbe il procedimento Bosman che ha poi cambiato il calcio». 
 
Un accordo è auspicabile. 
«Certo. Torniamo alle parole del prof. Treu: ci vuole buonsenso. Nei giorni scorsi le Leghe, in particolare quella di Serie A, sono intervenute con un comunicato nel quale hanno reso noto di aver raggiunto un accordo tra i vari club di “taglio” degli stipendi di differente entità in base all’esito della presente stagione sportiva. Ebbene tale decisione lascia il tempo che trova perché non potrebbe essere imposta ma dovrebbe essere accettata dal singolo calciatore, ipotesi difficilmente percorribile". 
 
 


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