Capello e i numeri 10: "Da giocatore cercavo di copiare Luis Suarez"
Il numero 10 è sicuramente il più iconico della storia del calcio, in grado di ridefinire ed elevare caratteristiche e aspirazioni di un calciatore e di un'intera tifoseria. Pelé fu il primo a vestire la "10" esaltando le caratteristiche che sono arrivate fino ai giorni nostri, nonostante alcune marcate differenze tra Sudamerica ed Europa, dove soprattutto fino agli anni '80 (prima dell'avvento del Barrilete Cosmico Maradona) il numero dieci era una figura più vicina al regista che al fantasista puro. Di questa stessa idea, condivisa anche da Michel Platini, è Fabio Capello, che durante un'intervista rilasciata al Corriere della Sera ha indicato l'ex leggenda dell'Inter Luis Suarez come il 10 di cui cercava di "copiare la visione di gioco". Luisito affascinava estremamente Don Fabio, tanto da portare l'ex tecnico del Milan a tentare di emularlo da calciatore per poi immaginare il suo "10" ideale esattamente come lui da allenatore:
"Io ho tratto ispirazione da Luis Suarez, il regista dell’Inter. Quando giocavo nella Spal, se potevo, lo andavo a vedere per carpirne i segreti, per copiare la sua visione del gioco, la sua capacità di leggere i movimenti dei compagni e depositare il pallone sui loro piedi nel momento giusto, nel modo giusto. Il mio dieci è un regista, parola che indica chi mette ordine, chi fornisce un senso alle cose che altrimenti sembrano frammenti...
Albertini lo scelsi e lui era molto bravo a dare ordine ma non so dire se fosse un numero dieci come era Suarez. Uno che ha queste caratteristiche oggi è certamente Modric, lui è sempre dove deve stare, ha un senso della posizione e una intelligenza calcistica rare".