Il progetto
Inter Campus è stato premiato giusta due giorni fa con l'
Ambrogino d'Oro. Un motivo di ulteriore orgoglio per la famiglia
Moratti, che ha dato vita all'idea ormai diversi anni fa. "L’aveva avuta il mio papà — dice
Carlotta Moratti al
Corriere della Sera — era diventato presidente dell’Inter da poco. Voleva una squadra che veicolasse i valori veri dello sport. Come nella lunga tradizione di questo club. I bambini che fanno parte di Inter Campus si sentono protetti. E questo dà loro forza anche all’interno della loro comunità. La maglietta, che è sempre quella originale della prima squadra, è più di una seconda pelle. È il vestito della festa da indossare nelle cerimonie religiose. Per qualcuno è l’unico indumento che posseggono. Il progetto si rivolge a bimbi dai 6 ai 13 anni. Perché dai 14 potrebbero firmare il cartellino ed essere ingaggiati da una squadra". Questo a sottolineare una volta di più come non ci sia alcun intento di tipo sportivo.
"Ho ricevuto tantissimo in questi anni - dice ancora Carlotta Moratti - .
Inter Campus è stato un passaporto per entrare dentro realtà altrimenti inaccessibili. Sono stata nelle favelas di
Rio dove ci sono bimbi armati all’ingresso e nel
Chiapas nelle zone controllate dall’esercito zapatista. In
Nord Africa siamo riusciti a creare progetti di integrazione in una realtà dove nascere donna è una condanna a vita".