CdS - I 20 anni di Massimo Moratti: dai flop al Triplete
Fonte: Corriere dello Sport
A 20 anni esatti dal primo giorno da presidente, il Corriere dello Sport traccia il profilo di Massimo Moratti, ripercorrendone la vita da numero uno nerazzurro attraverso le fasi più significative.
SPENDI SPANDI EFFENDI - "L’ultimo dei mecenati. Mecenate, dal vocabolario: ricco e generoso protettore di artisti e arti; chi finanzia lo sviluppo delle arti. Lui. Il collezionista bulimico di top e di flop, spendi spandi effendi, il presidente più tifoso dei tifosi, l’uomo del Contropotere, il Robin Hood dei presidenti che ruba ai ricchi (se stesso) per dare ai poveri (l’Interina di quei primi anni ‘90), il petroliere «verde» impegnato nel sociale, l’imprenditore illuminato vicino a Emergency, il quasi sindaco di Milano (lo volevano candidare, no grazie), un galantuomo tra bande di villani che attraversa la suburra tenendo alta la toga per non inzaccherarla (visto da chi lo ama) e invece uno che la toga l’ha sporcata pure lui, dai, così fan tutti (visto da chi non lo ama). Moratti ha speso come nessun altro presidente in Italia. E mai più nessuno spenderà come lui. Quando si va a fare il conto, si naviga a vista, diciamo che secondo le stime più attendibili, in diciotto anni Moratti avrebbe sborsato circa 735 milioni di euro: roba da overdose di godimento (per chi tifa Inter), tutti soldi siringati tramite iniezioni di capitale personale. Fu così fin da subito. Nella sua prima stagione - 1995-96 - Moratti sborsa l’equivalente di 44,5 milioni di euro. Tra gli altri: Benny Carbone, Roberto Carlos, Ince, Ganz, Pistone e Centofanti. E’ il luglio del ‘97 quando porta in Italia il 21enne Ronaldo, il Fenomeno, per cinquanta miliardi di lire che finiscono nelle casse del Barcellona, ma l’operazione - tra ingaggio e altre voci - gli costa più del triplo. Il botto lo fa nel 1999-2000: il vulcano Inter erutta in quel mercato l’equivalente di 132 milioni, soldi che oggi manco tutta la serie A si sogna di spendere".
DALLE STALLE AL... TRIPLETE - "La leggenda racconta che quando comprò Ronaldo, sua moglie Milly commentò: «Tutti questi soldi… piuttosto aiutiamo chi soffre…». E Moratti, di rimbalzo. «E chi soffre più di noi interisti?». Ineccepibile. Suo padre Angelo aveva comprato l’Inter nel 1955 (quarant’anni prima di lui) e aveva lasciato nel 1968. Da Moratti a Moratti, da padre a figlio, ci stanno ventisette anni, due presidenti (Fraizzoli e Pellegrini) e tre scudetti (la rimonta di Invernizzi, l’ultimo made in Italy di Bersellini e l’Inter dei record del Trap). Da Avioncito Rambert, il primo acquisto (arrivò con Javier Zanetti, che dei due sembrava quello scarso) a Ronaldo, il botto del secolo, dal gingillo Recoba (ma aveva un debole anche per l’inglese Paul Ince) al fallo di ostruzione di Iuliano su cui franarono i suoi primi i sogni di scudetto, da quando si fece beccare dalle telecamere mentre dava del «coglione» all’arbitro Morganti alla signorilità mostrata anche nelle sconfitte, da quando faceva pedinare Bobo Vieri a quando lui veniva pedinato e braccato dai tanti consiglieri ex campioni dell’Inter che era stata di suo padre, da Lippi che venne esonerato perché «se fossi il presidente darei un calcio in culo a questi giocatori» agli scudetti col Mancio, da Passaportopoli a Calciopoli, dai soprusi rivendicati ai trionfi in serie, dal 5 maggio 2002, ei fu, fino a Mourinho e al Triplete del 2010, dal portafoglio perennemente aperto al miliardo e venticinque milioni di debiti ripianati per 750 milioni".
COME UN PAPA - "Il suo regno è durato diciotto anni, otto mesi, sedici titoli, tra cui cinque scudetti e una Champions, che notte quella notte. «Sono felice», ripeteva. E quella fu la fine. Oltre la felicità che c’è? Ora lo vediamo ospite a San Siro, una sfinge di emozioni a fianco di Thohir, forse più sollevato, forse no; lo vediamo stringere la mano a Moggi e subire l’onta dello sberleffo volgare («Quella mano me la sono lavata» ha detto Lucianone pensando di fare lo spiritoso), lo vediamo ricordare i bei tempi, commentando il film di Zanetti come ha fatto ieri: «Se Javier fosse stato meno umile avrebbe fatto 20 gol a campionato». Al netto di tutto, ogni tifoso interista nel cuor suo lo sa: eterna riconoscenza a Massimo Nestore Moratti, ci sono milioni di motivi per sentirsi in debito e sapere che niente di tutto questo succederà ancora, niente. All’epoca giustificò così la chiamata alle armi: «I Moratti non possono rimanere lontani dall’Inter. E’ come se il Papa decidesse di non tornare in Vaticano dopo un viaggio all’estero». Il Papa nerazzurro non ha perso la fede, ma il potere sì e in Vaticano si muove come un vecchio sovrano. Ha detto in tempi non sospetti: «La ricchezza serve anche a questo, a comprarsi una passione». C’è chi può e chi non può: lui ha potuto, l’interista ha goduto".