Lazio-Inter non sarà una partita normale per
Simone Inzaghi. Il tecnico nerazzurro, dopo 20 anni di Lazio, tornerà all'Olimpico da avversario. Oggi il
Corriere dello Sport fa un sunto dei primi mesi da interista dell'allenatore: "Inzaghi ha lasciato un segno profondo nella Lazio, cinque anni di difesa a tre, con momenti di vero spettacolo, qualche trofeo (due Supercoppe e una Coppa Italia) e uno scudetto sfumato causa l’interruzione per la pandemia - si legge -. La sua nuova squadra, a differenza della vecchia, è a buon punto. Simone è stato
bravo a traghettare l’Inter verso un calcio più aperto, più tecnico, di maggior qualità. E’ stato bravo a farlo in fretta. Non era un progetto facile da realizzare, l’Inter di un anno fa era un po’ come la Juve delle ultime tre stagioni, una squadra in delega. Nella Juve c’era Ronaldo, nell’Inter c’era
Lukaku che risolveva tutto, con i gol o con le sportellate che facevano spazio ai compagni".
Insomma, secondo il quotidiano romano, senza
Big Rom, l'Inter ha avuto bisogno di modificare il piano offensivo per mantenere alto il livello di pericolosità. Senza dimenticare che sono venuti a mancare all'appello anche
Hakimi ed
Eriksen. "Si è aggiunta la testa pensante di
Dzeko insieme a una nuova freccia (Dumfries) e sono rimasti altri punti di forza, come la difesa a tre campione d’Italia. E’ cambiata la linea dell’Inter, ma l’assetto tattico, il 3-5-2, già noto a Inzaghi, è stato confermato. Quindi, un bel rinnovamento nel solco della continuità", si legge.