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Ceferin: "Forse dal 2019 il Var in Champions e poi all'Europeo. Salary cap difficile, Luxury tax praticabile"

di Redazione FcInterNews.it
Fonte: Gazzetta dello Sport

Dopo le numerose polemiche a corredo di Real-Juve, la Gazzetta dello Sport prova a fare chiarezza con Aleksander Ceferin in materia di Var. Ecco le parole del numero uno della Uefa.

Conferma che è presto per il Var?
"Ho qualche timore per il Mondiale, dove avremo arbitri che non hanno mai diretto con il Var. Spero non succedano scandali o problemi. Ma è un torneo unico, è più facile, come è più facile il campionato con tutti arbitri italiani o tedeschi. Anche la Premier League però ha posticipato. E la Champions è diversa".

Quanto dovremo aspettare?
"Il calcio è stato bello fino a oggi anche così, no? Posso pensare che qualcuno voglia vantarsi di essere stato il primo, di passare alla storia. Ma a me non importa che si dica “con Ceferin il Var è entrata in Champions”".

La Gazzetta ha proposto di introdurla almeno dagli ottavi di finale del prossimo anno…
"Non sono per i cambi a torneo in corso, le regole devono essere le stesse dall’inizio alla fine. Altrimenti qualcuno potrebbe dire “se c’era il Var due mesi fa…”. Ma poi, scusi, in Real Madrid-Juventus cosa sarebbe cambiato? Niente. C’è chi l’ha vista venti volte quell’azione, io cinquanta, ma per metà è ancora rigore e per l’altra metà no. In Manchester City-Liverpool, invece, sul gol annullato poteva essere utile. Ma poi ci sono altri problemi".

Quali?
"Di regole, intendo. Da avvocato conosco le leggi ma anche il fatto che vanno interpretate. Prendiamo il fuorigioco: seguendo alla lettera le regole di oggi, uno che ha il naso lungo sarebbe sfavorito, no? Anche se il naso non lo aiuta a far gol. Dobbiamo quindi valutare le regole e, se serve, chiarirle prima".

Quando allora il Var in Champions?
"Realisticamente, nella stagione 2019-2020 potremmo averla in Champions e all’Europeo".

La decisione di Oliver ha avuto conseguenze. Cominciamo da Buffon?
"Quello che ha detto non è giusto, non doveva. Però, dal punto di vista di chi ha giocato, capisco la frustrazione e la delusione di chi perde una partita su un rigore al 93’. Senti di aver perso l’occasione. Buffon si può capire".

Andrea Agnelli ha accusato Collina, chiedendo di cambiare designatore.
"Ho parlato subito con Andrea e so che ha agito comunque da gentiluomo qual è: non ha insultato nessuno né è stato aggressivo. Anche il delegato ha confermato. Aveva la stessa frustrazione di Buffon e, sebbene presidente, non poteva nascondere le emozioni".

Sì, però Collina…
"Intanto Collina non ha colpe. È come l’allenatore che sceglie la squadra: seleziona i migliori per vincere, poi possono succedere cose controverse: ma lui che colpa ne ha? E poi non mi sembra sia assolutamente il caso di cambiare designatore, i cicli non sono un problema: Collina mi piace, ha dato tanto all’Uefa, non interferisco mai, decide lui con la sua grande professionalità".

La crisi in Italia: non ne veniamo fuori…
"Di fatto non potete neanche ospitare una finale Champions né pensare di organizzare grandi tornei. Questo influisce sulla crescita del sistema. I ragazzi non giocano più per strada, hanno bisogno di campi e centri, altrimenti non si cresce. Davvero non capisco come l’Italia, uno dei quattro grandi paesi di calcio del mondo, abbia di gran lunga le peggiori infrastrutture anche della Polonia, non delle grandi nazioni. Tocca ai politici intervenire: in Italia tutto è fantastico, le città, il calcio è una religione ma…".

Champions e Fair play finanziario: come si cambia?
"Servono nuove misure e stiamo coinvolgendo tutti, anche i giocatori. Intanto, limiti alle rose: ma anche nei campionati, sennò paga soltanto la Champions. Poi, limitare o vietare i prestiti: ma non si può fare in Italia dove non ci sono seconde squadre. Il salary cap ha qualche problema legale ma la luxury tax sarebbe praticabile. Dobbiamo essere tutti d’accordo, ma anche i grandi club vogliono questi interventi".

Preoccupato per Milan e Psg?
"Parliamo in generale: non vogliamo uccidere nessuno, né gli diciamo “o così o fuori”. Facciamo di tutto per aiutare, di tutto, non siamo la polizia, ma ci sono anche regole da rispettare. E un giudizio indipendente".


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