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Condò: "Marotta miglior dirigente italiano. Ha colpito il suo disagio nell'analisi del momento del calcio"

di Christian Liotta

Nel suo spazio editoriale per La Repubblica, Paolo Condò commenta così il momento dell'Inter, ormai a un passo dalla conquista del campionato dopo la vittoria contro il Verona: "Anche se la partecipazione di Antonio Conte alle feste in campo dei suoi giocatori è diventata abituale, quella di ieri, dopo la nuova rete decisiva di Matteo Darmian, aveva qualcosa di definitivo. Sul fatto che l’Inter vincerà lo scudetto non è lecito dubitare da inizio aprile; ora non è nemmeno più questione di scaramanzia e di gufi, l’eterno corollario di un mondo che studia (male) complesse architetture finanziarie e organizzative ma al dunque recupera, e con gioia, gli aspetti più tribali della sua ragione d’essere. L’Inter ha ormai chiuso la serie di scudetti più lunga della storia italiana, i nove della Juventus, e basterebbe l’enormità della rivale spodestata per dare la corretta dimensione dell’impresa. La repentina crisi della proprietà Suning ha aggiunto difficoltà collaterali, perché è evidente che Conte da una parte e i dirigenti in loco dall’altra si sono trovati a gestire una situazione potenzialmente esplosiva: se dalla squadra non è uscito all’esterno un lamento — che pure internamente ci sarà stato — il merito è loro. È anche per questo motivo che ieri ha colpito il disagio di Beppe Marotta, da tempo e per distacco il miglior dirigente italiano, nel tenere assieme la giusta diagnosi sul difficilissimo momento economico del calcio e la fuga in avanti chiaramente sbagliata della Superlega, il cui effetto è stato un avvelenamento dei pozzi dal quale chissà quando ci libereremo".

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