La Repubblica affida a
Paolo Condò l'analisi sulla risalita dell'
Inter in campionato. Secondo l'editorialista, "Gli eventi societari seguiti alla conquista dello scudetto, dall’addio di
Conte alle cessioni di
Hakimi e
Lukaku, avevano avvolto l’Inter in una nebbia di dubbi che non poteva dissolversi nel giro di poche partite". Motivo per cui correva tempo, soprattutto per assimilare i cambi in ogni settore (Inzaghi per Conte in panchina; Dzeko, Dumfries, Dimarco e Calhanoglu per Lukaku, Hakimi, Young ed Eriksen in campo). "Ma è l’ispirazione complessiva a essere cambiata, perché Lukaku ha caratteristiche di corsa troppo esclusive per pensare di surrogarlo: e quindi non è stato
Dzeko a sostituirlo ma, facendo cose molto diverse,
Lautaro. Il rimpiazzo dell’irrimpiazzabile
Hakimi è l’affidabile
Darmian, non
Dumfries che, partendo da mezzi atletici strepitosi, è stato doverosamente iscritto alla prima elementare di scuola tattica.
Young, infine, aveva già ceduto il posto al rifiorito
Perisic nel ritorno dell’anno scorso. L’insieme di queste successioni ha prodotto un’Inter nuova, che non arriva di slancio nella metà campo avversaria ma la riempie stabilmente".
C'è ancora qualcosa da sistemare. "I finali di gara continuano a essere troppo emozionanti, match col
Napoli compreso. Ma se è vero che a un terzo di campionato sette punti di distacco non erano un dramma, la riduzione a quattro è una finestra su un panorama liberato dalle nubi", conclude Condò.