Coronavirus, Ancelotti: "Era ora si fermasse anche la Premier. In Italia hanno capito: stop alle cazzate, si rispettano le direttive"
Fonte: Gazzetta dello Sport
Carlo Ancelotti, tecnico dell'Everton, parla alla Gazzetta dello Sport e il tema, fatalmente, è quello dell'emergenza coronavirus. "Era ora si fermasse anche la Premier - dice il manager dei Toffies -. È stata una decisione giusta e corretta di fronte allo scenario di queste ultime ore. Non si poteva andare avanti. La salute è la priorità. Per tutti: squadre, tifosi, media, lavoratori impegnati nel calcio".
Il blocco vale fino al 3 aprile, poi in teoria la stagione potrebbe ricominciare.
"Chi può sapere che cosa accadrà. Noi, in teoria, dovremmo rimetterci al lavoro il 22 marzo, ma se la situazione generale dovesse peggiorare, come si può pensare alla ripresa del lavoro? Non conteranno le esigenze del calcio, ma la salute delle persone. Se ancora il Coronavirus sarà in piena esplosione, il calcio non potrà ripartire".
L’Italia, dopo qualche esitazione politica di partenza e alcuni comportamenti scellerati da parte di alcune persone, pare aver preso coscienza della situazione.
"L’Italia è stata costretta a capire che, in questo momento, basta con le cazzate e con le leggerezze. Bisogna rispettare le direttive e ascoltare chi ha la competenza per emanare delle regole. Ci sono ordini ben precisi e vanno eseguiti. Bisogna rispettare se stessi, gli altri e le persone che sono al fronte in questa guerra. Provo profondo rispetto e ammirazione per medici, infermieri, volontari. Ho seguito in televisione con attenzione la conferenza stampa del premier britannico Boris Johnson. Mi pare che quassù non si siano ancora resi conto della gravità della situazione".
Lei ha paura?
"In questo momento non riesco a scindere Carlo Ancelotti dal resto del mondo: penso a me stesso e penso agli altri. Il conto dei morti in Italia è terribile. Ogni sera leggiamo un bollettino di guerra".
Il suo rapporto con Klopp?
"Ci scambiamo messaggi qualche volta, c’è stima reciproca".
Altri allenatori con i quali c’è un minimo di rapporto umano?
"Mourinho: José è un personaggio di spessore, uno sincero. È così come lo vedi. Guardiola, con lui si scambiamo impressioni di calcio. Massimiliano Allegri, un uomo concreto e corretto. Tra noi c’è sintonia perché sappiamo quali siano le difficoltà del mestiere e la solitudine in cui ti trovi quando devi compiere scelte particolari, o vivi momenti difficili".