Corsera - Calciopoli, la sentenza è netta: campionato pilotato dal 'Sistema Moggi' per favorire la Juventus
Fonte: Corriere della Sera
Il punto definitivo sulla vicenda Calciopoli è arrivato a notte fonda. Il Corriere della Sera riassume in maniera ineccepibile il tutto: "La Corte di cassazione ha confermato ieri a tarda notte le condanne nei confronti di Luciano Moggi, Antonio Giraudo e degli altri imputati del processo Calciopoli. I reati sono ormai tutti estinti per prescrizione, ma la decisione dei giudici della terza sezione penale (presidente Aldo Fiale) è ugualmente di fondamentale importanza per tutto quello che il processo nato da un’inchiesta della Procura di Napoli ha rappresentato per il mondo del calcio italiano, sconvolto nella primavera e nell’estate del 2006 da un terremoto che culminò con la retrocessione della Juventus in serie B nonché con l’annullamento degli scudetti vinti durante le stagioni 2004-2005 e 2005-2006. E soprattutto la sentenza della corte suprema è importante perché, al di là delle prescrizioni, sancisce in maniera definitiva e irrevocabile che il massimo campionato di calcio italiano fu davvero gestito da una organizzazione criminale, una associazione per delinquere che lo falsò pilotando designazioni arbitrali gradite a chi di quell’organizzazione era il capo e facendo in modo che i risultati favorissero la Juventus. La decisione della Cassazione non è stata certamente semplice, dal momento che la camera di consiglio si è protratta per oltre quattro ore. Ma alla fine la corte ha accolto pressoché totalmente le richieste del rappresentante dell’accusa, il procuratore generale Gabriele Mazziotta , che in aula ha tenuto una requisitoria in cui nessuno sconto ha concesso a quello che negli anni dell’inchiesta fu definito il «sistema Moggi», se non addirittura la «cupola del calcio». Una «cupola» capace di controllare l’andamento del campionato di serie A nella stagione 2004-2005 affinché tutto si muovesse in funzione degli interessi della Juventus e di quelle società che si ponevano sotto la protezione dell’allora potentissimo direttore generale bianconero. Uno scenario ricostruito nei dettagli dalla requisitoria del pg. Esisteva, ha sostenuto, «una struttura associativa nella quale tutti si ritrovavano ad attentare ai risultati delle singole partite», attraverso un «apparato organizzativo» che si basava sull’utilizzo di «schede telefoniche svizzere riservate, difficilmente aggredibili da intercettazioni legali o illegali»".