Corsera - Var, sui falli di mano due pesi e due misure. Che differenza c'è tra Lecce e Torino?
Il Corriere della Sera lo definisce "l'anno nero della Var". Il fine settimana è stato caratterizzato dalle polemiche per alcuni episodi valutati in maniera differente da partita a partita, sulla linea di quanto accaduto nel resto della stagione. "La mancanza di uniformità nelle decisioni arbitrali rischia di minare alle fondamenta la rivoluzione tecnologica, indebolita dalla modifica regolamentare sui falli di mano - si legge -. Cosa è cambiato? Il braccio largo è diventato sempre punibile, eliminando il parametro della volontarietà. Ma nelle chiose del regolamento (circolare Aia, articolo 12) ci sono principi poco chiari, che aumentano le difficoltà per gli arbitri nell’interpretare l’intenzionalità della giocata, la posizione del braccio, la distanza dell’avversario che scaglia il pallone sull’arto. L’intenzione dell’International Board era quella di ridurre il margine di discrezionalità dell’arbitro, ma l’effetto ottenuto sembra opposto".
L'analisi coinvolge anche Marcello Nicchi. "Spiegare qual è la differenza tra il rigore dato al Lecce e quello negato al Torino contro la Juve, anzi contro De Ligt, sarebbe già utile. Nell’attesa la consolazione è pensare alla sala Var di Coverciano, la cosiddetta «Central room» che potrebbe debuttare nel girone di ritorno: «Sarà una svolta, perché sarà anche più facile spiegare le decisioni — ha detto Nicchi — e lo faremo in diretta». Non è detto che basti per fare rispettare l’uniformità di giudizio. Ma la speranza c’è. E anche la possibilità di introdurre una o più «chiamate» della Var per gli allenatori durante una partita è un tema che potrebbe essere messo all’ordine del giorno in un futuro non così remoto: da parte degli arbitri non ci sarebbe nessuna battaglia di retroguardia in tal senso, ma certo sarebbe necessaria una modifica del regolamento. Di sicuro non sarebbe l’ultima. E nemmeno la peggiore".
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