Endt, ex team manager Ajax: "De Boer sia più furbo, non deve esagerare con l'autocritica alla squadra"
Per provare a comprendere i sentimenti che stanno animando Frank de Boer dopo l'amara sconfitta all'esordio su una panchina di Serie A, TuttoSport ha intervistato uno che conosce da vicino il tecnico olandese, ovvero lo storico team manager dell'Ajax David Endt. Ecco uno stralcio della sua chiacchierata con il quotidiano torinese: "Il Chievo è una squadra molto intelligente. Non è facile affrontarla se la tua formazione non è ancora compatta. Inoltre la partita di Verona ha evidenziato che la squadra non ha ancora una condizione fisica ottimale".
In Italia ha stupito molto il modulo utilizzato da De Boer: il 3-5-2. Nessuno se lo sarebbe aspettato da un allenatore di scuola olandese?
"Frank, che qualche volta ha giocato col 3-4-3 all'Ajax, si sarà reso conto in allenamento che la squadra aveva delle carenze fisiche e quindi ha optato per un assetto di gioco che dava più compattezza. Forse ha anche voluto evitare uno shock tattico immediato, cioè mandare in campo i giocatori con il 4-3-3 da applicare secondo le sue indicazioni in assenza dei presupposti necessari. Ha immaginato che con un assetto meno rischioso la squadra avrebbe potuto ottenere un buon risultato in modo da immagazzinare fiducia per poi passare poi al suo vero calcio. Nei pochi giorni in cui ha avuto l'Inter a disposizione si è reso conto dei difetti. Così ha cercato di proteggere la squadra"
Quali difetti in particolare?
"Di sicuro qualche carenza fisica conseguenza di un'estate passata in giro per il mondo con un allenatore che poi ha lasciato in accordo con la società. La squadra ha viaggiato tanto ed è mancato il tempo per fare un vero fondo di preparazione atletica".
Difficile salvare qualcosa dopo i primi 90 minuti.
"Paradossalmente la sconfitta in questa fase di avvio può avere effetti positivi. In questo modo De Boer si è reso subito conto di cosa manca all'Inter e può intervenire a mercato ancora aperto insieme al club. Una vittoria invece avrebbe potuto mascherare le lacune rimandando interventi necessari. Talvolta una sconfitta può aiutare a chiarire le idee".
Quanto tempo servirà per vedere il calcio di De Boer in Italia?
"Una cosa è la teoria, un'altra la pratica. Credo che gli serviranno almeno sei settimane per iniziare a sentire il profumo del calcio italiano e adattarsi meglio".
A quale caratteristica del calcio italiano si deve abituare De Boer?
"A una particolarità della quale parlavo già anni fa con Van Basten e Rijkaard. In Italia occorre essere equilibrati anche fuori dal campo. La cosa più importante è non sbilanciarsi mai nelle dichiarazioni. Devi essere un po' furbo. Lui invece è molto onesto fino a esagerare con l'autocritica nei confronti di se stesso e della squadra. Può essere un bene ma anche un male. Ecco, fossi in lui cercherei di limitare questa tendenza. Non voglio suggerirgli di non essere sincero, ma è meglio non esagerare: la cosa principale in Italia è proteggere la squadra".