.

Fassone: "Ripresa? Meglio ripartire ad agosto, ma serve un blocco del FFP. San Siro? Con accorgimenti è ancora funzionale"

di Redazione FcInterNews.it

Marco Fassone, dirigente di calcio con un passato anche all'Inter, è stato intervistato da Tuttosport per un parere sulla situazione attuale del calcio italiano. Primo argomento: la possibile ripresa. "Sarebbe importante ma, dal mio punto di vista, non ci sono le condizioni per cui questo possa succedere, almeno nel breve periodo", dice Fassone, secondo cui "Il sistema economico dei club è a rischio perché non è stato ancora trovato un accordo con i calciatori e, se anche venissero ridotti gli stipendi del 20-25%, il taglio non compenserebbe comunque la mancanza di ricavi".

Per questo motivo Fassone auspica "misure strutturali: il fair play Uefa deve avere una sorta di anno franco, ovvero il bilancio di questa stagione non deve essere calcolato per l’ammissione alle Coppe. Inoltre i requisiti per partecipare ai prossimi campionati da parte della Federcalcio devono essere rivisti: perché, con i bilanci attuali, è impossibile per molti rispettarli". La riduzione dei ricavi per le società, secondo Fassone si attesta infatti attorno al 25%. "Nel ruolo di consulente per chi investe in questo mondo ritengo che la strada migliore sia finire qui la stagione, non assegnare lo scudetto e ripartire da fine agosto con date certe", aggiunge l'ex dirigente interista, che si dice deluso dalla "debolezza della Lega Serie A come istituzione. Agli occhi di un osservatore esterno com’è il sottoscritto in questo momento dispiace la percezione di una Lega in balia di idee e pensieri tanto diversi, questo mentre all’estero non si sognano nemmeno di dar vita a un dibattito feroce come quello in atto in Italia in queste settimane".

Essendo stato Fassone nei quadri dirigenziali nerazzurri e del Milan, ha avuto modo di vivere da ambo le parti anche l'ormai infinito iter per arrivare ad avere un nuovo stadio. "Nel periodo in cui sono stato amministratore delegato del Milan - ricorda - avevo portato avanti una strategia che era diversa perché in quel momento ritenevamo, in accordo con il Comune, che Milano fosse la prima città italiana pronta ad avere due stadi di grandi dimensioni con tutta una serie di benefici per la città e per entrambi i club. E’ evidente che scegliere di costruire uno stadio condiviso permette invece ai due club di spendere di meno e pure questo ha una sua logica. Io invece ancora oggi penso che una società avrebbe dovuto rimanere a San Siro che, con pochi accorgimenti legati alla riduzione della capienza, potrebbe essere ancora perfettamente funzionale".


Altre notizie