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Garlando: "L'Inter spesso domina ma non vince, urge il vecchio Conte. E De Paul sarebbe caviale"

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Gazzetta dello Sport

due giorni fa la beffa di Madrid. Oggi, un anno fa, la rimonta subita dal Borussia Dortmund. Secondo Luigi Garlando, la vera differenza è Antonio Conte. "A Dortmund sclerò in un’epica conferenza stampa, accusando la società per la coperta corta e per la propaganda di obbiettivi sproporzionati a una rosa incompleta e inesperta. «Sensi viene dal Sassuolo, Barella dal Cagliari...». Martedì, in modo più sobrio, avrebbe potuto far notare le scarne opzioni offensive: se manca una metà della Lu-La, è già notte. E l’incompletezza del centrocampo. Se Vidal, affannato dall’interdizione, sbaglia tanto in costruzione è perché ricopre il ruolo che, nel progetto originario, spettava a Kanté, con il cileno incursore-trequartista, ruolo più consono alla sua attuale disponibilità atletica. Ma, Kanté a parte, era palese che in mediana l’Inter avesse bisogno di qualità dinamica, corsa e piedi buoni, perché il lunatico Brozovic non basta e l’innesto di Eriksen è fallito. Un De Paul sarebbe caviale. Invece Conte non si è lamentato, ha parlato solo della «crescita esponenziale» dei suoi. È come se, dopo la famosa resa dei conti del 25 agosto, Conte si fosse imposto un nuovo aziendalismo pubblico, in cambio dell’appoggio dei dirigenti che evitano proclami di gloria. Ma questo nuovo Conte anestetizzato fa bene alla squadra?", si domanda Garlando. 

"Da domenica a Bergamo, l’Inter dovrà giocare con il furore di Conte a Dortmund e ribellarsi agli scherzi del caso, invece di accettarli con troppo fatalismo, come sta facendo in queste partite ben giocate, spesso dominate, ma non vinte - spiega Garlando -. Diventerebbe preoccupante anche il campionato, se questo Milan entusiasta guadagnasse altri punti. Urge il vecchio Conte, arrabbiato, istintivo, trascinante. Non dovesse battere la Dea e ripetesse che va tutto bene, comincerebbe ad assomigliare al pianista sul famoso transatlantico".

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