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GdS - Conti, italiane in affanno. Gli stipendi nota dolente: all'Inter incidono per il 64% sul fatturato

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Gazzetta dello Sport

Indagine della Gazzetta dello Sport sui conti dei club europei e nostrani. Anche in questo caso, l'Italia chiude in 'rosso'. "Le grandi d’Europa sono macchine da soldi perfettamente inserite nell’industria dell’intrattenimento, si permettono spese che noi umani non potremmo neanche immaginare e si tolgono pure lo sfizio di produrre quello che in gergo si chiama margine. Parolina quasi sconosciuta dalle nostre parti perché nel calcio italiano, tranne rare eccezioni, in tasca (almeno in quelle dei club) non resta un euro". Il massimo esempio virtuoso resta il Bayern Monaco, in utile da 11 anni. E le italiane? "Se dovessimo dividere l’Europa tra cicale e formiche, cioè tra chi spende e spande fregandosene degli equilibri di bilancio e chi invece non fa mai il passo più lungo della gamba, dovremmo collocare le nostre squadre nella prima lista - si legge -. Il guaio è un altro. Non è che le italiane non facciano quadrare i conti perché si divertono a comprare Messi e Ronaldo: tramontato il mecenatismo, ridotti i posti in Champions, perso il treno della crescita globale, si sono infilate in un vicolo cieco. I fatturati non sono paragonabili a quelli delle migliori d’Europa, la «potenza di fuoco» ne risente di conseguenza e il risultato è che, nella ricerca affannosa e vana di un virtuosismo contabile, si finisce per essere perdenti in campo e nei bilanci"

E i numeri sono impietosi: "Da un lato Real Madrid +42 milioni, Bayern +24, Barcellona +15, Manchester City +14. Dall’altro Inter -140 milioni, Milan -91 (al 31 dicembre 2014, ultimo bilancio), Roma -41. In Italia c’è un’eccezione: è la Juventus, capace di svoltare nell’ultimo quinquennio e di infilarsi nella scia dell’élite". 

L'assenza dalle coppe ha provocato nei bilanci delle milanesi dei danni incredibili. "Vere e proprie voragini - spiega la rosea -. Anche perché se non vinci sul campo e i tifosi si spazientiscono e la proprietà si agita, i costi sportivi rischiano di schizzare alle stelle, tra allenatori esonerati e calciatori svalutati. Se poi, come nel caso dell’Inter, il mecenate non c’è più e ti devi barcamenare per ristrutturare il debito, allora gli oneri aumentano ulteriormente, tra commissioni bancarie e interessi (25 milioni solo per quello). La riprova sta alla voce stipendi. Dopo l’epoca d’oro, Inter e Milan hanno tagliato e tagliato fino a scendere rispettivamente a 116 e 155 milioni, praticamente la metà di quanto stanziano Real e compagnia. A parte il fatto che gli ammortamenti dei cartellini dei giocatori continuano a gravare come macigni pesanti, la nota dolente sta nell’incidenza degli stipendi sul fatturato: 64% per l’Inter, 69% per il Milan, 73% per la Roma. Se i giallorossi presentano un deficit più contenuto è grazie alle super-cessioni (38 di plusvalenze contro i 21 dei nerazzurri e i 10 dei rossoneri), oltre agli oneri milanesi di cui sopra. Ma la coperta è comunque corta". 


 


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