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GdS - Mercato ok, ma ora serve anche il gioco

di Redazione FcInterNews.it
Fonte: Gazzetta dello Sport

“Mercato? Sì, ma serve anche il gioco”. Questa la critica mossa all’Inter dalla Gazzetta dello Sport che sottolinea come i nerazzurri non abbiano ancora fatto il salto di qualità a dispetto di un’ottima campagna acquisti. “al di là dei punti, ci sono segnali troppo timidi sia sotto il profilo del gioco che della ferocia nell’aggredire gare da vincere a tutti i costi. E dunque anche dell’incisività offensiva, con un passo avanti e due indietro: seconda partita di fila a digiuno e in questo campionato non era ancora mai successo, a dispetto del possesso palla più alto in assoluto. Il 69,5%, che dopo i primi 45’ era stato addirittura 70,4%: però con un solo tiro in porta, più uno murato, sempre di Podolski. 

Un po’ poco per un tecnico che ne chiede 15-20 a partita e giustamente insiste con un 4-2-3-1 ambizioso, ma troppo penalizzato da un palleggio rimestato e sempre sotto ritmo, a prescindere dalle sue evoluzioni: in 4-3-3 quando Kovacic, ormai più spesso ombra che luce, si abbassa secondo natura e gli esterni cercano larghezza; in 4-3-2-1 quando invece i due stringono per lasciare spazi - troppo raramente - a D’Ambrosio e Obi, offrire una sponda alle incursioni di Guarin e soprattutto per non lasciare troppo isolato Icardi. La costante è il poco movimento (di più: anche il poco pressing) dei quattro là davanti: il paradiso per una squadra che cura la fase difensiva come il Torino. Con meno corsa rispetto all’Empoli, ma con la compattezza che la Samp, ridotta presto in dieci, non aveva potuto usare contro l’Inter in Coppa Italia: tre linee asserragliate ma con ordine, dieci uomini in trenta metri a sporcare passaggi e chiudere corridoi, e pazienza se i granata toccano il minimo stagionale di tiri nei primi 45’ (appena uno). 

All’Inter non serve fare quasi il triplo dei cross (26-10) e più del doppio dei passaggi (683-298), se la precisione (90,3%) è inversamente proporzionale alla pericolosità. E a Mancini non serve aggiungere nella ripresa Shaqiri, giocando per 10’ con sei uomini offensivi (Kovacic e Guarin davanti alla difesa, più gli altri quattro): lo svizzero si cerca soprattutto con Palacio, dà un minimo di cambio di ritmo e però non gli spunti velenosi che servirebbero a vincere partite così”, conclude il quotidiano.


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