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Giacchierini: "Inter un gradino sopra, ma Juve e Napoli posso dare fastidio. Thiago Motta? Quando giocava..."

di Stefano Bertocchi

"L’Inter è ancora un gradino sopra, ma non mi stupirei se Juve e Napoli dessero fastidio ai nerazzurri fino alla fine". Parola di Emanuele Giaccherini, raggiunto da Tuttosport nel giorno del big match dell'Allianz Stadium. L'ex Juventus si sofferma anche su Antonio Conte, suo allenatore a Torino e in Nazionale, e Thiago Motta, compagno (in azzurro) e avversario quando indossava la maglia dell'Inter. 

La nuova Juve come la vede? 
"Con Motta ha preso un allenatore che secondo me fa giocare benissimo, esaltando le caratteristiche dei giocatori: mi piacciono le sue rotazioni, con i calciatori che si muovono sempre alla ricerca degli spazi, la personalità con cui chiede di ripartire dal basso, la fluidità e la velocità di gioco. La Juve mi è piaciuta tanto in Champions, un po’ meno a Empoli, dove ho rivisto quasi quella della scorsa stagione. Però è stata una partita. Mi pare che i giocatori abbiano grande entusiasmo e vedere la Juve martedì in Champions è stato bello, perché ha giocato da Juve: con grande personalità e voglia di dimostrare il proprio valore. Per me può mettere in difficoltà qualsiasi avversario, dominando anche il gioco in alcuni momenti". 
 
Conte oltre che alla Juve lo ha avuto come ct in Nazionale, all’Europeo 2016, quando Motta era un suo compagno in azzurro. Come era il loro rapporto? 
"Conte chiamò Thiago proprio perché aveva la capacità di essere un leader silenzioso della squadra. Aveva personalità ed era affermato a livello internazionale, aveva esperienza di certe sitauzioni. Il rapporto tra loro era di grande rispetto, di grande stima. Avere uno come Thiago in quella Nazionale, dove magari non c’era grandissima qualità, ci permetteva di compensare un po’ questo aspetto. Tutti noi ci aggrappavamo un po’ a lui nei momenti di difficoltà, a livello di leadership, di personalità e anche tecnico: gli davi il pallone e te lo ripuliva". 
 
Aveva già caratteristiche da allenatore? 
"Sì. Anche se sinceramente non pensavo che potesse diventare questo tipo di allenatore qua, perché non era uno che parlava tanto. Però si faceva sentire: quando alzava la voce tutti stavano ad ascoltarlo. Poche parole, ma giuste. E questo è comunque un tipo di leadership, che lui possedeva in abbondanza. Quindi non mi stupisco della sua carriera in panchina".


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