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Repubblica - Conte ritorna a San Siro. Faccia a faccia con l'eredità lasciata all'Inter

di Egle Patanè

"Tornare dove si è stati bene, nonostante tutto". È questo il taglio con il quale Repubblica 'ri-accorglie' Antonio Conte a San Siro. Lo stadio in cui il condottiero di Lecce ha sollevato l'ultimo trofeo vinto in carriera, prima di lasciare il posto a Simone Inzaghi: "È un viaggio indietro nel tempo, carico di emozioni", lo ha definito lo stesso Conte ieri in conferenza che domani ritroverà la 'sua' Inter da avversaria, dieci anni dopo l'ultima volta. Da quell'addio pronunciato quasi in fretta e furia per paura di restare a guardare lo smantellamento di un giocattolo che già immediatamente dopo aver festeggiato il 19esimo scudetto sembrava non poter più essere utilizzato non sono mancate le frecciatine di Antonio rivolte alla sua ex squadra, come quella volta che si prese i meriti di aver 'rifondato' il centro sportivo di Appiano Gentile che sì, fu rimodernato anche grazie alla pressione di Conte, ma non di certo solo grazie a Conte.

Ad ogni modo l'eredità lasciata da Conte non è una dote scarna, né da sottostimare: l'ossatura della squadra di cui oggi stesso si gode ancora fu costruita da Marotta su richieste di Conte, in quel faraonico mercato 2019 che fruttò l'arrivo di Barella, Bastoni e Lukaku per dirne alcuni. E anche quel Lukaku tanto voluto da Conte, per quanto con una fuga mai perdonata dalla Milano nerazzurra, "va iscritto nell’inventario dell'eredità" contiana: "la sua cessione per 115 milioni al Chelsea ha aiutato a mettere i conti a posto, permettendo di costruire la squadra di Çalhanoglu e Dzeko, poi di Sommer e Thuram" ricorda il quotidiano romano. Nomi altisonanti e introiti (seppur a posteriori) ma non solo: la più grande eredità lasciata dal salentino è la mentalità vincente. E sebbene non "ci sarà mai una visione univoca su quanta parte della gloria dell’Inter" spetti a Inzaghi, e quanta ne spetti a Conte, la cronaca mette in primo piano una sfida di cui curarsi maggiormente: la gara al vertice di domani sera a San Siro, match per il quale l'oggi allenatore partenopeo ha già corretto il tiro rispetto al passato: "'Affronteremo la squadra più forte. Hanno fatto un grandissimo lavoro. Sono cresciuti tutti, dirigenti, allenatore, giocatori'. Poi ci sono i tifosi, che dovranno decidere se applaudirlo, ignorarlo o - improbabile, visto quel che è stato - fischiarlo".


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