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Il capo della Curva Nord: "Ci gestiamo come un'azienda e siamo apolitici. Su Lautaro e il nuovo stadio..."

di Alessandro Cavasinni

L'edizione milanese del Corriere della Sera ha intervistato Marco Ferdico, nuovo capo della Curva Nord interista. Ecco alcuni stralci delle dichiarazioni del tifoso nerazzurro che puntualizza: "La Curva Nord è il tifo organizzato interista. Ha una storia lunga 55 anni. Parliamo di 7.600 persone. Il nucleo è composto da 300 ragazzi".

Come si finanzia la Curva?
"È totalmente autofinanziata, non c'è nessun aiuto per le coreografie né per le trasferte".

Quanto costa una coreografia?
"Quelle grandi, sui tre anelli dello stadio, possono varia re dai 15 ai 18mila euro. In un anno possono essere da cinque a dieci, in base alle partite: quasi 200mila euro".

Un sacco di soldi. Ma per i biglietti come fate?
"Li acquistiamo come tutti, direttamente nelle agenzie di vendita. Ovviamente poi per chi compra un biglietto attraverso di noi, chiediamo un piccolo contributo, magari 10 euro, per finanziare la coreografia e il materiale. Agevolazioni dal club? Per legge la società con noi non può fare alcun tipo di accordo o di affare".

Chi guida la curva quanto ci guadagna?
"C'è un rimborso per le spese per i membri del direttivo. La gestione della curva oggi è come quella di una azienda. I soldi sono fatturati: le spese per i teli, per le vernici...".

E veniamo alla parte critica: la violenza.
"Stiamo cercando di fare un lavoro costruttivo con i ragazzi. Non è facile tenere a bada una curva di 6-7 mila persone. Ci sono ragazzi più esuberanti che magari cercano lo scontro, ma un conto è attaccare, uno è difendersi".

È vero che la Nord è di estrema destra?
"Non sappiamo più come ripeterlo. Siamo apolitici. Punto".

Se l'anno prossimo si vendesse Lautaro?
"Ogni anno da una grandissima perdita sono uscite delle sorprese. Ma sono certo che lui al 95% resterebbe, è il nostro capitano, è legatissimo. Il bello del gruppo di Inzaghi è proprio questo".

Nuovo stadio si o no?
"Per stare al passo con i tempi direi nuovo stadio. Faccio un discorso aziendalista, non è in dubbio l'amore verso San Siro, ma per il bene dell'Inter".


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