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Juan Antonio Pizzi: "Per Sarri alla Juve è dura: c'è un motivo. Però Mourinho all'Inter ci riuscì"

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Tuttosport

Tuttosport oggi ha intervistato Juan Antonio Pizzi, che alla guida del cile vinse la Coppa America contro l'Argentina di Messi.

Non era facile arrivare dopo Bielsa e Sampaoli. 
"Avevano appena vinto la Coppa America e quando siamo arrivati mancavano solo 6 mesi alla Copa Centenario. Una grande sfida. Sin da subito, però, abbiamo notato che il livello dei calciatori era ancora alto e abbiamo avuto la sorte di vincere di nuovo". 

Non è un periodo facile per il tiqui taca... 
"Sì, squadre che giocano un calcio più diretto come il Liverpool sembrano aver preso le misure. Non ci resta che aggiornarci per capire come contrastare l'alta intensità di queste compagini. L'importante è non rinunciare all'idea iniziale, quella di generare spazi". 

Sarri ci sta provando alla Juve. Missione impossibile? 
"È difficile che una squadra con il livello di calciatori che ha la Juve possa rinunciare alla loro qualità individuale, però Mourinho con l'Inter ci riuscì. Sarri è uno degli allenatori più prestigiosi al mondo e dovrà capire se potrà convincere i calciatori o se gli converrà confidare nelle loro qualità individuali". 

In questo senso, quello creato a Bergamo da Gasperini è, senza dubbio, un circolo virtuoso; "pochi soldi, molto calcio". 

«La verità è che l'Atalanta gioca molto bene. Ha una proposta calcistica gradevole per lo spettatore». 

Da ex tecnico del Valencia, che ci dice della squadra di Celades? 

«Ha preso le redini dopo l'addio polemico di Marcelino ed è riuscito a farne una squadra solida». 

Come vede l'eliminatoria? 

«Aperta. L'allegria del Valencia il giorno del sorteggio è scemata perché in questo periodo si è prestato maggiore attenzione al gioco dell'Atalanta». 

Del suo Valencia rimangono solo Gayá e Parejo, il leader. 

«C'era anche Jaume che allora era il nostro terzo portiere. È senza dubbio azzardato dare consigli a un allenatore bravo come Gasperini, però, è chiaro che se la palla non arriva a Parejo, il livello del Valencia si abbassa. Proverei a tagliare quel primo passaggio che gli arriva da centrali e laterali. Detto questo, è uno di quei calciatori che quando pensi di essere riuscito a controllarlo si sposta in un altro settore provocando scompiglio nella squadra avversaria».  

La sua ultima squadra è stata il San Lorenzo. E la prossima? Le piacerebbe allenare in Italia? 

«Certo, il livello della Serie A è enorme. Molte volte, però, uno non riesce a scegliere: è il ‘fútbol’ a decidere il cammino».


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