Manuel Agnelli: "Tornai a tifare negli anni di Baggio e Ronaldo, una squadra con un'umanità pazzesca e vittima di situazioni non belle"
Fonte: Fuorigioco
"Sarà pure un luogo comune, ma il derby è una partita a sé, ogni campionato lo conferma". Parola di Manuel Agnelli, interista doc, intervistato da 'Fuorigioco'.
Che tipo di tifoso è?
"Forse anomalo. Tifavo da piccolo, poi ho smesso di seguire il calcio, mi aveva saturato: non sopportavo più i litigi con i compagni al liceo, si dava troppa importanza al pallone. Per vent'anni è stato così, poi sono tornato allo stadio e l'arrivo di Baggio, un mito, ha fatto il resto. Erano gli anni di Ronaldo, Zamorano... Formazioni mostruose che non hanno vinto quanto avrebbero meritato, ma che mi ispiravano un certo romanticismo. Anche in certe situazioni non proprio belle ho visto in quel gruppo un'umanità e una partecipazione pazzesche. Oggi fatico a ritrovarle, ma all'Inter resistono più che altrove".
"Situazioni non proprio belle" pensando a cose come il fallo di Iuliano su Ronaldo o all'infortunio del brasiliano?
"Limitiamoci all'infortunio va... Quello è un esempio, ma mi riferisco anche alla storia personale dei giocatori, delle epopee molto più affascinanti della gestione manageriale e computeriostica che c'è oggi".
Romantico come Moratti.
"Il presidente è una persona di un'eleganza e una dolcezza uniche. Ed è un vero tifoso. Non ce ne saranno altri così".
Romanticismo nell'Inter di oggi?
"Faccio un nome: Mauro Icardi. Anche se intorno a lui c'è una gestione super-manageriale, resta un uomo che sarebbe potuto andare ovunque, invece ha deciso di restare in una squadra che non stava vincendo e che credo dovrà attendere anni prima di tornare a certi livelli. E poi è fortissimo".
Stasera sarà a San Siro?
"Lavoro, ed è meglio così. Soffro troppo. Ma se ripenso all'Inter-Milan dello scorso anno... Stavo per andare via, poi ho cambiato idea e Icardi mi ha fatto il 3-2. Pazzesco...".
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