Moriero: "Vi racconto il gol di Ronaldo a Mosca. Quell'Inter giocava a memoria e la gente..."
Fonte: Gazzetta dello Sport
Sulla Gazzetta dello Sport arriva il ricordo di Francesco Moriero di quel leggendario Spartak Mosca-Inter, Coppa Uefa 97/98. "Non li appoggiava neanche: Ronie giocò e fece quei due gol, anzi quel gol, quasi in punta di piedi. Come un ballerino". Era il 14 aprile 1998 e il Fenomeno trascinò i nerazzurri alla finale di coppa con una doppietta in Russia tra fango e neve.
Ricorda, Moriero?
"E chi se lo scorda? Mai più giocato in un campo così. Eravamo partiti da Milano che faceva quasi caldo, tipo 20 gradi: a Mosca, sotto zero. Neve, ghiaccio, giravamo incappucciati. Andiamo a provare il campo e mi scende tutta la caviglia sotto il prato".
E vi giocavate la finale di Coppa Uefa.
"Appunto. Ci guardiamo e diciamo: “E adesso, come cavolo facciamo a vincere ‘sta partita?”. Per noi dribbling e uno contro uno erano importanti, soprattutto Ronie avrebbe fatto fatica a giocare il suo calcio, ma lui non diceva niente. Forse sapeva già che avrebbe inventato qualcosa".
E inventò, ah se inventò.
"Non so ancora come fece. Andiamo in campo per il riscaldamento e dopo 5’ torniamo dentro: congelati. L’abbiamo fatto nello spogliatoio, ognuno per sé. Entriamo in campo: avevo messo due magliette sotto la maglia da gara, paraorecchie, paracollo. Tutto inutile: piedi congelati, non riuscivo a correre su una melma fatta di fango, segatura e ghiaccio. Stadio strapieno, loro assatanati, segnano dopo dieci minuti. Simeone mi chiama: “Metti più cross che puoi”. “È una parola”, gli rispondo. Dai e ridai mi arriva un pallone sull’esterno, colpisco con la caviglia in freezer, il Cholo non ci arriva di testa ma ci arriva Ronie e però tutti corrono ad abbracciare me: ero riuscito a fare un cross...".
Non bastava.
"Ma bastava Ronaldo. In quella partita avrà toccato dieci palloni, ma non correva sul ghiaccio: pattinava. Danzava. Quel gol, leggendario: fa uno stop, dribbla a seguire, chiede l’uno-due a Zamorano che è bravissimo a farsi trovare, una finta delle sue per lasciare lì due difensori, un’altra sul portiere e palla in buca. Tutto in pochi metri, alla sua velocità. Ronie, come cantavano i tifosi, ce l’avevamo noi".
Da quanto non sente Ronaldo?
"Ci scriviamo nella chat dei ragazzi del ’97-98, non ha mai smesso di funzionare. Quello è un gruppo rimasto nella memoria di tutti noi, un po’ come il dopo partita di Mosca. Non propriamente sobrio, ecco".
Quell’Inter fu il capolavoro di Simoni.
"Una squadra che giocava a memoria, uno spogliatoio che trasudava positività. Il gruppo del Triplete è entrato nella storia, ma ha avuto un predecessore: il nostro. Lo ha detto anche Moratti, negli anni seguenti: quella Inter piaceva perché interpretava lo spirito interista, era un mix perfetto di campioni e compagni che sapevano correre per loro. Ci siamo divertiti, abbiamo divertito. E la gente ancora ricorda: qualcosa abbiamo lasciato".