Paulo Sousa: "Ecco perché lasciai la Juve di Moggi. Mourinho? Inimitabile"
Fonte: Corriere dello Sport
Paulo Sousa oggi allena a Dubai lo Shabab Al-Ahli, è primo in classifica nella Pro League degli Emirati, e ha concesso un'intervista al Corsport anche per parlare di Serie A.
Chi ti conosce bene un giorno mi parlò della tua fragilità.
"È vero. Ero talmente fragile da reagire con l’impulsività, vulnerabile, ma anche umano. Crescendo, ho sempre dato molto peso all’aspetto relazionale, ai valori individuali, all’altro".
Impulsivo al punto da rompere con Moggi e Giraudo e lasciare la Juve. Si disse che non accettasti di far parte della Gea.
"Andai dove mi volevano bene al cento per cento. Ero fragile, impulsivo, ma ho sempre creduto in me stesso. Oggi capisco cose che allora non riuscivo a comprendere. Il calcio non ha logica. Le decisioni che vengono prese derivano da conoscenze e network, le reti di amicizie e di controllo. Me ne sono fatto una ragione, peraltro senza adeguarmi, e vivo sempre meglio. Non sento più il peso o la necessità del giudizio degli altri, posso decidere in libertà guardando al calciatore".
Spiegati meglio.
"Mi chiedo sempre cosa potrei dare al calciatore, come svilupperei le sue potenzialità, è un gioco all’infinito che non può essere circoscritto a una squadra o a un Paese. Anche se devo dire che l’Italia è la tappa imprescindibile, il suo calcio un punto di riferimento assoluto e di verifica. In questo periodo vedo una fioritura di tecnici preparatissimi e di proposta. Alla difesa bassa, all’attesa passiva e al contropiede rispondono con il pressing alto, la costruzione verso il corridoio centrale o quello laterale".
La Roma ti ha cercato?
"Anni fa Franco Baldini. Poi più nulla... Ma qui a Dubai hanno fatto investimenti enormi per me, mi fanno star bene, voglio vincere con loro".
A Roma ha lasciato migliaia di “orfani” Mourinho.
"Lui ha cambiato la storia di noi allenatori portoghesi. Il primo a capire l’evoluzione del calcio anche in termini di comunicazione. Inimitabile".