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Paulo Sousa: "Spero che il virus ci insegni qualcosa. Chiesa? In una big ancora meglio"

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Tuttosport

"Mi trovo con mia moglie in Portogallo e mi considero un privilegiato. Perché tutto quello che sta succedendo, in fondo, non mi tocca personalmente. Ma soffro nel vivere da lontano la sofferenza degli altri e rifletto sul messaggio che la natura ci sta inviando. Io mi sento sempre molto vicino alla natura e penso al rapporto che abbiamo con lei, dal modo in cui trattiamo gli animali all’ambiente. Non credo che questo sarà l’ultimo virus che dovremo affrontare, per cui dobbiamo pensare presto a un modello diverso e condiviso". Lo dice Paulo Sousa, intervistato da Tuttosport. 

Si riprenderanno i campionati secondo lei? 
"Non chiedetelo a me. È una domanda che dovete porre agli epidemiologi e a chi ha la competenza per decidere. Credo che si debba tornare a giocare solo se ci sono le condizioni per farlo. E credo che non debbano essere solo i medici a consigliare la politica sulle decisioni da prendere, ma anche sociologi e psicologi, perché la situazione è complessa: c’è un problema con il virus e un problema con le vite di miliardi di persone".  

Il virus avrà effetti a lungo termine sul calcio? 
"Spero che ci siano: un approccio più umano, una presa di coscienza più profonda di ciò che facciamo e di come lo facciamo. Questa situazione ci sta insegnando i veri valori, dovremmo ricordarceli". 

C’è un giocatore che la cita sempre nelle sue interviste, ringraziandola per averlo fatto esordire: Federico Chiesa. Ci racconta com’è stato l’incontro con lui? 
"Avevo notato fin dalle partite di allenamento contro la Primavera il suo modo di giocare. E mi aveva colpito. Non solo per le qualità tecniche e fisiche, ma per come, nonostante la giovane età, avesse la forza di volontà di crescere e di alzare sempre il suo livello. Oltretutto, è uno che spinge a chiedere lo stesso al gruppo, è un trascinatore insomma. E mi è piaciuto anche il modo con cui ha affrontato il passaggio in prima squadra. Sono convinto che diventerà un campione, ne ha tutte le qualità e le caratteristiche, e se dovesse approdare in un grande club come la Juventus, ne trarrebbe ancora più vantaggio perché amplierebbe il suo raggio di ispirazione e, a contatto con altri campioni di alto livello, potrebbe ispirarsi e imparare. Lui è un tipo che ama imparare, lo vedrei bene in un grande club". 


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