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Pellegrini: "Io via da Roma? Deciderà il campo. Ma non ho bisogno di..."

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Corriere dello Sport

Il Corriere dello Sport intervista Lorenzo Pellegrini, con il centrocampista della Roma che non ha chiuso definitivamente a un suo addio ai giallorossi.

È una fascia che pesa? 
«Pesa, ma non mi ha cambiato di una virgola, né responsabilizzato maggiormente. Perché la Roma l’ho sempre presa molto seriamente. Ormai sono all’ottavo anno, ma mi alleno a Trigoria, che è casa, da quando di anni ne avevo nove. Ai compagni ho sempre cercato di far capire cosa significasse giocare nella Roma, che non è una squadra qualsiasi». 
 
Sei riuscito a sapere cosa aveva spinto l’Olimpico a fischiarti ripetutamente? 
«I risultati hanno peggiorato il clima in generale. E poi una montagna di stupidaggini, bugie messe in giro per fornire alla gente uno o più colpevoli. Ma colpevoli di cosa? Solo dei risultati». 
 
Girarono voci sul tuo coinvolgimento negli esoneri di Mourinho e De Rossi. 
«Con José ho vissuto gli anni più belli della mia carriera. Subito dopo l’esonero altre voci ridicole, ci sentimmo al telefono perché desideravo chiarire la mia posizione e lui ha capito... Mou è trascinante, ti folgora. Noi ci dicevamo che se prima di ogni partita ci avesse chiesto di sbattere la testa contro un albero l’avremmo fatto tutti... Anche quella del tradimento a Daniele è pura fantascienza, invenzioni di chi non ha idea del rapporto che avevo e conservo con lui. Spesso la verità non interessa, è d’intralcio». 
 
Il pubblico ti considerava uno dei traditori e scattò la fischiata. Perché non reagisti, spiegando la verità dei fatti? 
«L’ho fatto prima dell’Elfsborg». 

In colpevole ritardo. 
«Hai ragione: ho sbagliato, avrei dovuto raccontare prima ai tifosi quello che era effettivamente successo». 
 
Hai pensato che questo potrebbe essere l’ultimo anno alla Roma? Il contratto scade nel 2026 e la società non sembra intenzionata a rinnovarlo. Non alle stesse condizioni, almeno. 
«È un pensiero che evito. Lascio che sia il campo a decidere. Io sono molto fatalista e cerco sempre di essere positivo. Ti assicuro che finché avrò la possibilità di indossare la maglia della mia Roma lo farò dando tutto me stesso, anzi di più, come ho sempre fatto. Per me è importante riuscire a guardarsi allo specchio ed essere felice dell’uomo prim’ancora che del calciatore. Non ho bisogno di dichiarare l’amore per la Roma, è così evidente».  
 
Hai accettato le panchine imposte da Ranieri senza fare un plissé. Ricordo che dopo le prime dicesti: «Il mister mi sta gestendo così e io mi fido di lui. È ovvio che non vedo l’ora di giocare». 
«Mi fido ciecamente, con Ranieri la strada è pulita, ha spazzato via tutte le ombre». 


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