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Piqué: "Il Barça è unico per un motivo, gli altri club appartengono ai tifosi solo virtualmente"

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Corriere dello Sport

Gerard Piqué, ex difensore di Manchester United e soprattutto Barcellona, è stato intervistato dal Corriere dello Sport. Ecco alcune sue dichiarazioni: nella sua testa anche la volontà di creare un'alternativa al calcio reale.

Sai bene che nei giovani si registra da tempo una notevole riduzione dell’attenzione verso il calcio tradizionale. Anche per questo nacque il progetto Superlega. Le nuove generazioni si orientano sempre più sugli eSports, limitando la visione delle partite di campionati e coppe agli highlights.  
"La Kings League è un mix di eSports e calcio tradizionale. Noi usiamo il calcio perché sappiamo che è lo sport più seguito al mondo, ma allo stesso tempo applichiamo tante regole proprie dei videogames. L’intensità delle partite è il nostro specifico e il pubblico più giovane si sente coinvolto nel progetto. Ci sono le carte segrete, c’è un dado che lanciamo dalle tribune e se esce il due è due contro due per due minuti. La fruizione è rapida, mentre 90 minuti sono lunghi. A tanti giovani risulta difficile trascorrere ore davanti alla televisione per seguire una partita di calcio tradizionale. Noi abbiamo provato ad adattare il calcio a qualcosa di più breve, di molto più breve, ma super impegnativo, quindi due tempi di 20 minuti in cui succede tutto velocemente e si esalta la varietà di situazioni". 
 
In fondo sei sullo stesso fronte dei superleghisti.  
"Penso che i giovani siano ancora molto interessati al calcio, il fatto è che lo consumano in modo diverso. Guardano sintesi di un minuto e venti, massimo due, e ricorrono ai social, Instagram, X, Youtube per i commenti, i talk, un’intera partita la evitano". 
 
Ti avrei visto bene allenatore o dirigente e invece hai scelto un percorso parallelo.  
"Magari in futuro rientrerò nel calcio facendo altre cose. In questo momento mi sento focalizzato e a mio agio. Fare l’allenatore però non mi interessa, vent’anni di routine mi hanno portato alla saturazione. Ogni giorno l’allenamento, la partita ogni tre o quattro, avevo proprio bisogno di staccare".  
 
Sfinito anche da Guardiola?  
"Un po’, sono stati tanti anni, anni di carriera in grandi club come il Manchester United e il Barça dove sei costretto a giocare ogni tre giorni e va a finire che non ne puoi più. Conservo ricordi bellissimi, ho avuto tanta fortuna e vinto tantissimo, ho realizzato il sogno di bambino, giocare al Camp Nou".  
 
Cos’ha di tanto speciale il Barcellona? 
"È un club a parte. Molto diverso da tutti gli altri club del mondo, e non solo perché la proprietà è divisa per 140mila, i soci. Milan, Inter, Juve, United, Chelsea, City, PSG o Bayern appartengono solo virtualmente ai tifosi, il Barça quasi fisicamente. L’obiettivo di tutti noi è mantenere questa unicità, nonostante in questo periodo non ce la passiamo bene finanziariamente, e trasmettere il senso di appartenenza".  
 
Qual è il giocatore che ti ha più stupito?  
"Messi è sempre stato diverso dagli altri. Cristiano il migliore degli umani, ma Leo un alieno, non appartiene a questo pianeta. L’ho visto allenarsi ogni giorno facendo cose incredibili, non ci sarà mai più uno con la sua velocità di pensiero e la stessa determinazione. Arrivò a 13 anni, ha giocato assolutamente allo stesso modo sia con le giovanili del Barça sia con la prima squadra". 

Sei mai stato cercato da un club Italiano? 
"L’ultimo anno a Manchester, prima di andare al Barça, stavo per passare alla Juventus. Tornato a casa, non ho più avuto tentazioni. Era il 2007". 


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