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Risultatisti vs giochisti, Garlando: "L'Inter del Triplete ha giocato partite splendide come il 3-1 al Barça"

di Mattia Zangari

"La lite televisiva tra Allegri e Adani? Carezze. Vuoi mettere quella volta in tribuna stampa a Brescia tra Gianni Brera e Gino Palumbo, giganti del giornalismo sportivo? «Ecco qui Brera», attaccò il napoletano Palumbo mollando un ceffone al lombardo che, ex pugile, reagì con un diretto all’occhio che mandò k.o. il rivale, sanguinante. Era l’esasperata resa dei conti tra due personalità forti, ma anche quella tra due scuole. Brera rimproverava alla scuola napoletana scarsa competenza tecnica e l’enfatica esaltazione dello spettacolo a discapito del risultato. Più o meno ciò che ha rimproverato Allegri all’opinionista Adani". Comincia così il pezzo scritto per la Gazzetta dello Sport da Luigi Garlando, nel quale il giornalisto mette a confronto i risultatisti con i giochisti. Una visione manichea che è smentita spesso dai fatti: "Non significa che i «risultatisti» non possano giocare bene. L’Inter del Triplete ha giocato partite splendide, pensiamo a quella in casa contro il Barça. E poi non esiste un solo tipo di bellezza. Per solidità etica e intensità agonistica, l’Atletico Madrid di Simeone è stato spesso uno spettacolo. Grazie all’essenzialità dei mister «risultatisti» sono passate alla storia anche l’inter di Herrera, il Milan di Rocco, la Germania del ‘90, il Brasile del ‘94, la Grecia del 2004, il Chelsea di Di Matteo. Ma senza lasciare importanti eredità ideologiche. Anche la Juve di Allegri ha giocato spesso bene, ma non è un caso che le due partite migliori, a Madrid col Real, e a Torino, con l’Atletico, le abbia giocate spinte dalla disperazione di una rimonta quasi impossibile, attaccando con impeto e senza pause, tutti insieme, come fanno le grandi squadre. Per scelta, però. Stremato dalla rimonta sull’Atletico, Spinazzola ci ha messo 3 settimane a riprendersi perché quell’intensità offensiva, che per altri è regola, per la Juve è eccezione. Allegri non l’ha allenata in campionato, convinto che bastasse mettere il muso avanti. Ognuno ha diritto a scegliere il suo calcio. Le coppe di Rocco non brillano meno di quelle di Sacchi". 

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