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Sala: "I milanesi obbediscano alle regole. Ma sappiano che se ne verrà fuori"

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Corriere della Sera

"Un consiglio ai milanesi? Essere diligenti e obbedienti alle regole, ma pensare già al rilancio con la consapevolezza che se ne verrà fuori". Così Beppe Sala al Corriere della Sera. Il primo cittadino di Milano prova a chiarire la situazione per quanto possibile e aiutare la cittadinanza a orientarsi in un momento delicatissimo.

Sindaco Sala, quando ne usciremo? E soprattutto come ne uscirà la città?
"Non bisogna cedere all’ottimismo di maniera né al pessimismo cosmico. Ho parlato con degli imprenditori in Cina che lavorano fuori dalla zona rossa. Mi spiegavano che il ritorno alla normalità per il loro business è cosa di questi giorni, ossia dopo un paio di mesi. Potrebbe essere così anche per noi. Questo ci fa capire quanto sia necessario adesso cambiare il nostro modo di vivere per contenere il contagio. Sono d’accordo con le decisioni del governo: in questo momento bisogna essere rigidi".

La strategia di contenimento messa in atto dal governo sta funzionando?
"Capisco che il parallelo con la Cina sia difficile e che Wuhan sia una Codogno all’ennesima potenza, però è importante guardare quello che sta succedendo lì: ritengo che all’inizio una chiusura significativa e prolungata delle scuole sia giustificata. Mi chiedo però se non sia il caso di dire subito che le scuole debbano restare chiuse in modo che le persone si organizzino e siano in grado di gestire la situazione".

I lavori per le Olimpiadi invernali 2026 sono a rischio?
"Nessuna preoccupazione. I Giochi saranno una delle occasioni di rilancio. Meno male che le abbiamo vinte".

Qual è il pericolo maggiore per una città come Milano?
"Milano è una città che senza apertura al mondo si affloscia. Ho sempre detto di no all’idea di una città stato perché credo nelle città mondo. Noi lo siamo e siamo inseriti in un circuito globale. Vedo due estremi da evitare. Il primo è di chi recita che è meglio un mondo chiuso. Il secondo è invece chi dice che «non cambierà nulla in noi». Partiamo dal primo e mi rivolgo ai tanti profeti delle chiusure e dell’autarchia: se volevate la dimostrazione di che cosa è un mondo chiuso ce l’avete sotto agli occhi. È questo, quello che vediamo in questi giorni. Allo stesso tempo non è neanche pensabile che i nostri comportamenti non escano in qualche modo trasformati dalla crisi. Bisogna trovare una giusta via di mezzo".


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Domenica 15 dicembre