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Sassuolo, De Zerbi: "La Juve è la squadra più forte d'Europa, ma non partiamo sconfitti"

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Corriere dello Sport

Torna a parlare Roberto De Zerbi e lo fa al Corriere dello Sport. Ecco alcuni passaggi dell'intervista al tecnico del Sassuolo, vincitore 1-0 nella prima giornata contro l'Inter.

L’anno scorso ha fatto soffrire la Juventus, tra due domeniche dovrà affrontarla di nuovo. Come si fa per bloccare quella squadra? 
"La Juventus è la squadra più forte d’Italia. Quest’anno è la squadra più forte d’Europa. Non lo so come si ferma, perché l’anno scorso, comunque, ho perso entrambe le volte. Quello che so è che se con la Juventus si pensa di fare un risultato positivo bisogna sperare che loro incappino in una giornata negativa. C’è chiaramente troppa differenza con una squadra come la mia di oggi o, ancor di più, quella di ieri. Non vuol dire però che partiremo già sconfitti. Ce la metteremo tutta. In fondo, lo dico con autoironia, siamo secondi in classifica...". 

Ronaldo ha cambiato dimensione al calcio italiano? 
"Sì, ha cambiato dimensione e penso non solo per l’apporto tecnico ma per la concezione che Ronaldo ha del suo lavoro. Altri calciatori numeri uno sono venuti in Italia. Ma in lui ciò che mi colpisce è soprattutto la serietà, il rigore, la disponibilità. Ronaldo è la dimostrazione vivente che il lavoro migliora. Probabilmente ci sono dei talenti naturali superiori a lui. Ma lui con il lavoro e il sacrificio è riuscito a mettersi sul tetto del mondo". 

Quale è secondo lei il male principale del calcio italiano? In fondo abbiamo vissuto l’umiliazione di non andare ai Mondiali, quest’anno.. 
"Non lo so. È talmente grande come argomento che si fa fatica a capire da dove bisogna partire. Secondo me non sono gli stranieri e non sono neanche i giovani che hanno poco spazio. Io sono per dare spazio a chi merita. Questo è vero in tutti i campi. Non conta se uno ha settanta anni o venti, l’importante è che sappia fare il proprio lavoro, abbia competenze, carattere. Non dividerei il problema in giovani, meno giovani, o italiani e stranieri. La Francia campione del mondo ha pochi calciatori che giocano in Francia, gli altri giocano all’estero. E uno dei pochi giovani è Mbappé, che è un fenomeno. Tutti gli altri compongono una squadra che si potrebbe definire anziana. Ma ha vinto i Mondiali. Noi dobbiamo essere più umili: abbiamo sempre visto tutto quello che era fuori dall’Italia con presunzione, pensando che il nostro calcio fosse all’avanguardia, pensando che noi fossimo il tetto del mondo o d’Europa. Poi abbiamo capito che ci siamo sbagliati e siamo stati sorpassati da tanti: dall’Inghilterra, dalla Spagna, dalla Germania. Non dobbiamo pensare ora che tutto quello che facciamo sia sbagliato perché non è così. Il Var lo dimostra, siamo stati pionieri nell’introdurre una novità che migliora sicuramente il calcio. Invece come strutture, come metodologia a livello tattico, come formazione nei settori giovanili siamo indietro. E poi da noi c’è troppa pressione e poco divertimento. E questo pesa, nella formazione di un calciatore. In Italia sbagliare è un dramma, altrove è considerato naturale".

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